schierati i tutori dell'ordine e il delinquente più pericoloso... Come dire che la minaccia portata al consorzio sociale dai sanguinari fanatici impone alleanze impensabili, sua anche come dire che una grande metropoli americana, con tutta la sua civiltà tecnologica, è sempre sull'orlo della barbarie.
John Carpenter dirige, con il suo stile crudo ed essenziale, un sublime western metropolitano, dove la concezione del tempo si annulla (nonostante la precisa scansione temporale degli eventi) a favore di una rappresentazione spettrale degli spazi cittadini, popolati da fantasmi violenti che si aggirano nella desolazione di squallidi quartieri deserti. Lo stesso assedio del distretto di polizia, fulcro della storia, è una novità sostanziale: l'isolamento degli assediati non è dato dalla codardia dei concittadini ma dall'essere isolati in una metropoli di milioni di abitanti, soli in mezzo alla moltitudine, in balìa di teppisti silenti ed implacabili in cerca di vendetta. I caratteri dei personaggi assediati nel distretto sono ben rappresentati: il dolente ed ironico Napoleone, malvivente romantico e coraggioso, la ambigua e fascinosa Leigh dallo sguardo obliquo, il poliziotto integerrimo e pronto al sacrificio.
Un film in cui risuona l’eco delle preoccupazioni dei cittadini delle città di tutto il mondo, vittime della violenza e del predominio del più forte così attuale anche oggi.
Negli angusti spazi del Distretto 13 le regole e i ruoli sociali cessano di esistere, per lasciare spazio a un’organizzazione più disordinata e impulsiva, ma non priva di profondi codici morali. Messa alla prova da una minaccia non preventivabile e difficilmente analizzabile, la rigida e rigorosa macchina militare mostra così tutti i propri limiti e la propria inefficienza, nonché la sua pochezza d’animo nel trattamento del prossimo. Diventa così simbolica l’alleanza fra un poliziotto di colore, abituato a vivere in prima persona i pregiudizi e le più spregevoli bassezze, con un proverbiale uomo morto che cammina, deciso a difendere la propria vita e quella dei compagni nonostante la legge lo abbia condannato alla pena capitale. I nemici, poi, sono figure senza volto, sempre al buio, che scorgiamo ma che non vediamo mai chiaramente. E forte è il fascino di questo nemico nell’ombra, visibile ma indistinguibile, tipico del cinema horror più classico e che, applicato ad un altro genere cinematografico, funziona benissimo.
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