Presidente: Accusato, la vostra fanciullezza era ben lungi dal lasciar prevedere il vostro orribile delitto. Eravate laborioso e probo: però eravate impetuoso, spesso annuvolato e chiuso.
Caserio: Sono forse, Signore, responsabile di questo?
Presidente: Eravate chierico? Comparivate nelle processioni come un piccolo San Giovanni Battista?
Caserio: I ragazzi non sanno quello che fanno; commettono delle sciocchezze.
Presidente: Nel 1892 foste arrestato perché facevate propaganda anarchica fra i soldati?
Caserio: Sissignore.
Presidente: Nel 1893 disertaste e rinnegaste, dopo la famiglia, la patria.
Caserio: La patria è per me il mondo intero.
Presidente: Avete frequentato certi anarchici ben noti a Milano?
Caserio: Se li avessi anche frequentati, non lo direi.
Presidente: La polizia lo sa invece vostra.
Caserio: La polizia fa il suo mestiere, io il mio.
Presidente: L'accusa pretende che frequentavate un parrucchiere anarchico.
Caserio: Non potevo andare da un fornaio a farmi tagliare i capelli.
Presidente: Siete italiano; era il 24 giugno. Quella data non vi ricordò nulla?
Caserio: Che era San Giovanni Battista, festa del mio paese.
Presidente: Che era l'anniversario della battaglia di Solferino, dove il sangue italiano e quello francese sgorgarono insieme per la libertà d'Italia.
Caserio: Io non ammetto la guerra civile.
Presidente: Quale diritto avevate voi di uccidere il Presidente della Repubblica? C'è una legge naturale che impedisce di uccidere!
Caserio: I governanti uccidono però...
Presidente: Non avete anche detto che se vi foste trovato in Italia avreste colpito il re e il papa?
Caserio: Oh no! Non escono mai assieme.
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