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giovedì 15 luglio 2021

Idea generale della rivoluzione – Proudhon

Alla vostra teoria accentratrice di governo, che non ha altra causa che la vostra ignoranza, per principio solo un sofisma, per mezzo solo la  forza, per risultato solo lo sfruttamento dell'umanità, il progresso del lavoro, e delle idee, io vi contrappongo, da parte mia, questa teoria liberale: trovare una forma di compromesso che, conducendo all'unità la divergenza degli interessi, identificando il bene particolare col bene comune, cancellando la discriminazione di natura con quella dell'educazione, risolve tutte le contraddizioni politiche ed economiche; dove ciascun individuo sia ugualmente e nella stessa misura produttore e consumatore, cittadino e principe, amministratore e amministrato, dove la sua libertà aumenti sempre senza ch'egli abbia bisogno di privarsene mai; dove il suo benessere s'accresca indefinitamente, senza ch'egli possa subire, di fatto, dalla società o dai suoi concittadini, alcun danno né nella sua proprietà, né nel suo lavoro, né nel suo guadagno, né nei suoi rapporti d'interesse, d'opinione o d'affetto con i suoi simili. Che cosa! queste condizioni  vi sembrano impossibili da realizzarsi? Il contratto sociale, quando voi considerate la spaventosa quantità dei rapporti ch'esso deve regolare, vi sembra ciò che si può immaginare di più inestricabile, qualche cosa come la quadratura del cerchio e il moto perpetuo. È per questo motivo che, stanchi di guerra, voi vi buttate di nuovo nell'assolutismo, nella forza. Considerate tuttavia che se il contratto sociale può essere stipulato fra due produttori e - chi dubita che, ridotto a questi semplici termini, esso non possa avere una soluzione? - Esso può essere stipulato ugualmente fra milioni di produttori, poiché si tratta sempre dello stesso impegno e che rendendolo il numero delle firme sempre più efficace, non vi aggiunge nemmeno un articolo. La vostra motivazione d'impossibilità d'agire non sussiste dunque: essa è ridicola e vi rende inscusabili. In ogni caso, uomini del potere, ecco quello che vi dice il produttore, il proletario, lo schiavo, colui che voi aspirate a far lavorare per voi: io non chiedo né i beni, né le braccia di nessuno e non sono disposto a sopportare che il frutto della mia fatica divenga bottino di un altro. Io voglio anche l'ordine, altrettanto e maggiormente di coloro che lo sconvolgono grazie al loro preteso governo; ma io lo voglio come un effetto della mia volontà, una condizione del mio lavoro e una convinzione della mia ragione. Io non lo sopporterò mai proveniente da una volontà estranea e che mi impone come condizioni preliminari la servitù e il sacrificio.


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