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giovedì 24 marzo 2022

Il pensiero politico di Emma Goldman


Emma Goldman dedicò la propria esistenza all’esposizione della filosofia anarchica che considerava l’unica in grado di affrancare l’uomo dalle catene che ne limitavano la libera azione e la libera espressione del pensiero. Molti accadimenti storici, così come molti fatti privati di cui fu all’occorrenza soggetto agente o astante, spinsero Goldman verso le teorie sociali più radicali, fungendo da base per lo sviluppo del suo pensiero politico anarchico e autonomo. Lasciata la Russia nel 1885, sua patria natale, approdò negli Stati Uniti dove, in seguito a un impiego in una fabbrica tessile nella città di Rochester (New York), si scontrò con le condizioni di vita della classe operaia americana caratterizzate da basse paghe, turni di lavoro estenuanti e condizioni di vita precarie. Cominciò così a interrogarsi circa le cause di una siffatta situazione. Goldman aveva difatti creduto che in un paese come gli Stati Uniti, caratterizzati dalla presenza di una Costituzione che sanciva eguaglianza e libertà per tutti i cittadini, non potessero esistere quelle diseguaglianze tra gli individui di cui ebbe evidenza una volta approdata in America. Con l’obiettivo di raggiungere un pieno intendimento delle reali cause e motivi, si avvicinò dapprima alle teorie socialiste, e in seguito all’anarchismo. In seguito allo studio delle teorie anarchiche, Goldman capì che tanto il governo quanto il sistema economico capitalistico erano le vere cause dell’esistenza di diseguaglianze e illibertà all’interno della società statunitense; il loro sovvertimento era quindi fondamentale per la creazione di un nuovo ordine sociale entro il quale eguaglianza e libertà fossero effettivi. Per Goldman infatti non poteva esserci libertà individuale all’interno di un sistema politico accentrato che prevedeva l’abdicazione del diritto di autodeterminazione, né poteva esserci eguaglianza entro un sistema economico capitalistico caratterizzato da accumulazione e profitto per i detentori di capitale e da un sistema di salari per i lavoratori. Il problema dell’effettività dei diritti sanciti dai Padri Fondatori era per Goldman pregnante; per lei, la formalizzazione dei principi fondamentali avvenuta nel 1776 non era stata seguita dall’efficacia degli stessi poiché tanto il sistema di governo quanto le dinamiche di capitalismo ne vincolavano la concretizzazione. Era perciò necessario che ogni individuo agisse in modo da svincolarsi conseguimento e l’attuazione dei principi fondamentali formalmente riconosciuti. Goldman credeva profondamente nelle infinite possibilità e capacità degli esseri umani di provvedere autonomamente alla propria organizzazione, senza il bisogno di assoggettarsi ai dettami di un centro politico o economico. Il cuore del suo pensiero politico fu la sfiducia nelle capacità di un centro ordinatore di contribuire alla concretizzazione dei principi di libertà, eguaglianza, autonomia e autodeterminazione. L’obiettivo principale delle manifestazioni e conferenze, della partecipazione alle lotte operaie, degli sforzi propagandistici, informativi ed educativi che Goldman intraprese lungo l’intero arco della propria vita fu di rendere noto ai cittadini che un’altra via in campo sociale, economico e politico era possibile. Un ordine caratterizzato dalla volontaria cooperazione dei cittadini, entro il quale libertà ed eguaglianza fossero principi non solo formali, ma soprattutto effettivi era per lei molto più di una mera speranza. L’azione e la partecipazione attiva erano per Goldman l’unico mezzo davvero efficace per l’emancipazione dai vincoli che, in ogni ambito, limitavano non solo l’azione, ma anche lo sviluppo e il progresso dell’essere umano. Anche le critiche da lei mosse ai movimenti femministi attivi tra il XIX e il XX secolo, principalmente volti all’acquisizione di diritti civili e politici, come il movimento suffragista guidato da Emmeline Pankhurst, e ai bolscevichi che presero il potere nella Russia post-rivoluzionaria erano dettate dalla sua insofferenza nei confronti di tutti quei percorsi di liberazione non fondati sull’azione attiva. Per Goldman le richieste avanzate dalle esponenti dei movimenti femministi, rivolte all’acquisizione di diritti civili e politici da parte della donna, erano da ritenersi inefficaci proprio perché basate sulla credenza dell’ottenimento dell’emancipazione tramite il sistema politico. Il suo giudizio circa quest’ultimo, che considerava contrario alla libertà e all’eguaglianza, all’autonomia e all’autodeterminazione, influenzò la sua valutazione dei movimenti femministi. I bolscevichi furono invece aspramente criticati da Goldman proprio a causa della costruzione di un sistema burocratico accentrato che non aveva in alcun modo aumentato le libertà dei cittadini russi. Entrambe le critiche erano mosse dall’avversione di Goldman all’utilizzo della leva politica per l’affrancamento degli esseri umani da tutti i vincoli che ne limitavano la libertà e l’eguaglianza. L’obiettivo dell’elaborato è quello di esporre il pensiero politico di Emma Goldman e il contributo che essa diede al movimento anarchico statunitense, attraverso la ricostruzione delle battaglie cui prese parte, degli avvenimenti ai quali assistette e dei quali fu all’occorrenza protagonista, delle critiche mosse al sistema sociale corrente e delle idee da lei maturate in campo politico e socio-economico.


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