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giovedì 3 marzo 2022

SANTE CASERIO – parte terza

Sabato 23 giugno 1894 Sante Caserio, lavorante panettiere, lavora com’è sua abitudine, fino alle 10 del mattino alla panetteria Viala di Cette. Per un futile screzio col  padrone - provocato ad arte - improvvisamente si licenzia e si fa liquidare. Riscuote 20 franchi; Un'ora e meno dopo acquista per cinque franchi un pugnale da un armaiolo locale che glielo garantisce mentendo, per una autentica lama di Toledo. Alle 13 si ferma, sempre a  Cette, al Café  du Gard, da un'occhiata all’Intransigeant e dice in giro che va a Lione. Ha saputo solo il giorno prima che il Presidente della Repubblica sarà a Lione per inaugurarvi l'Esposizione ed ha deciso di ucciderlo. Ma  Lione è lontana e gli avventori del caffè, oltre a non sospettare i propositi del giovane italiano, non credono neppure al suo viaggio. Alle 15 Caserio è alla stazione e prende il treno per  Moritbasin dove alle 16 trova la coincidenza per Montpellier: e qui arriva alle 16,43. Non avendo treni per Avignone fino alle 23,23 va a trovare  un conoscente, certo Laborie. Parte poi per Avignone ma il treno arriva solo fino a Tarascona. Fa il viaggio con due gendarmi, scambia con loro qualche parola, poi i gendarmi  si addormentano. A Tarascona cambia di classe per poter prendere un treno espresso che arriva ad Avignone alle 2,04 della notte. Nella vettura di prima classe i viaggiatori guardano con diffidenza questo straniero malvestito e impacciato. Ad Avignone  Caserio (che ha passato la notte precedente  al lavoro) si addormenta  per un'ora su una panca all'interno della stazione: Chiede poi il tempo e il prezzo per arrivare a Lione. Il  tempo - poco più di quattro ore – è sufficiente, ma il prezzo- 11 franchi e 30 centesimi - é superiore alle sue possibilità. Ha ora in tasca solo 12 franchi. Se prende il biglietto per Lione, non potrà comprarsi da mangiare. Prende allora un biglietto per Vienne e spende solo 9 franchi e 80 centesimi. Può così comprarsi intanto un panino da due soldi e calmare la fame. Alle 4,12 parte da Avignone. Arriva a Vienne alle 9,45. Compra  Le Lyon républicain e, ritagliato il programma della giornata del Presidente, se ne serve per incartare il pugnale.  A Vienne vede nella mattinata alcune persone conosciute durante il suo precedente soggiorno nella città, nel 1893: fra questi un parrucchiere che gli fa gratis i capelli  e gli offre anche un bicchiere  di vino. Alle 13,30 Caserio esce a piedi da Vienne alla volta di Lione. Sono 27 chilometri. È domenica.  È tempo coperto e ogni  tanto pioviggina. Il viandante incontra mendicanti, gendarmi, contadini. Compra  un pacchetto di tabacco e a metà strada si fa offrire, presso un casolare, due bicchieri d'acqua fresca. Giunto vicino a Lione, gli passa vicino un tram, adornato di bandiere  tricolori e pieno di  gente che va a salutare il  Presidente. Caserio conosce  un solo punto della città - Place de la Guillotière - e là si porta per orientarsi. Tutte le strade
sono illuminate e  il Presidente si trova già alla Camera di Commercio per un pranzo. Questo scenario di luminarie, ricevimenti, cortei, musiche non fa che eccitare reazioni ostili nell'animo  dell'attentatore solitario. Ad un certo punto, nel suo cammino fra la folla, Caserio trova una strada sbarrata: è di lì che deve passare il corteo presidenziale per giungere al Teatro dove si darà lo spettacolo di gala. Ma Caserio si trova dalla parte sbagliata. Sa dai giornali che il Presidente viaggia in carrozza, seduto alla destra, e lui è invece sulla sinistra. Deve  perciò attraversare la strada, già sorvegliata dai  gendarmi. Trova delle difficoltà ma  alla fine le gamin si insinua dietro un carro ed è dall'altra parte. Fra la folla assiepata si conquista un posto di seconda fila. Alle  21,15  la folla comincia ad agitarsi. Passano prima quattro  soldati a cavallo, della guardia repubblicana. Poi altri drappelli. Si sente ad un tratto intonare la Marsigliese.  Il Presidente è vicino. Dietro  l'ultimo  drappello di  cavalleggeri arriva il landeau presidenziale, affiancato da altri due cavalieri. Il Presidente, che ha con sé il sindaco della  città e due generali, saluta. È il momento in cui Caserio scatta, rompe la prima fila, balza sul predellino della carrozza e trafigge Sadi Carnot. Molti vedono solo il giornale e pensano alla presentazione di una supplica.
Non si rendono conto che il Presidente, affondato nella carrozza, é ferito i morte; Caserio potrebbe anche trovare  un momentaneo scampo tra la folla, se non fuggisse avanti alla carrozza gridando «Viva Ia rivoluzione, viva l'anarchia!» E subito  afferrato:dalle guardie e sottrattoalla furia della gente, mentre la camera presidenziale corre verso il Palazzo della Prefettura, e là Sadi Carnot  muore poco dopo la mezzanotte. La sequenza dei fatti, qui ricostruiti seeendo la precisa e veritiera versione data dallo  stesso Caserio in istruttoria e al processo, prova tre cose: che l'attentatore ha agito da solo nel modo più semplice ed  elementare, senza avvalersi dell'aiuto di altri e senza mettere altri a conoscenza del  suo progetto;  che fra il momento in cui si è formato nella mente ell'attentatore il proposito dell'atto da compiere e la materiale  esecuzione di esso sono passate, poco più poco meno, quarantotto ore; che questi due elementi, uniti ad una fortissima determinazione soggettiva formatasi negli anni ed a una notevole resistenza psichica e fisica, hanno consentito a Caserio di realizzare il suo piano che nessuna misura di sorveglianza preventiva avrebbe potato in, quelle condizioni evitare. L'attentato Caserio è un puro atto individuale perché un solo individuo ne è stato l'artefice come un solo individuo ne é stato la vittima). Al processo si tenterà di utilizzare la testimonianza poco attendibile di un confidente per accreditare l'ipotesi di un complotto, di un sorteggio ecc. Ma la lunga camminata fatta da Caserio da Vienne a Lione per mancanza di soldi e col rischio di perdere il tragico appuntamento, sarà la prova che  non esisteva un disegno preordinato da tempo, né  da  parte dell'imputato, né a maggior  ragione, da parte dei supposti complici.



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