Tra gli anarchici vi sono i rivoluzionari, i quali credono che bisogna colla forza abbattere la forza che mantiene l'ordine presente per creare un ambiente in cui sia possibile la libera evoluzione degli individui e delle collettività - e vi sono gli educazionisti i quali pensano che si possa arrivare alla trasformazione sociale solamente trasformando prima gli individui per mezzo dell'educazione e della propaganda. Vi sono i partigiani della non-resistenza, o della resistenza passiva che rifuggono dalla violenza anche quando serva a respingere la violenza, e vi sono quelli che ammettono la necessità della violenza, i quali sono poi a loro volta divisi in quanto alla natura, alla portata ed ai limiti della violenza lecita. Vi sono dissensi riguardanti l'attitudine degli anarchici di fronte al movimento sindacale; dissensi sull'organizzazione, o non organizzazione, propria degli anarchici; dissensi permanenti, o occasionali, sui rapporti tra gli anarchici e gli altri partiti sovversivi. È su queste ed altre questioni del genere che bisogna cercare di intenderci; o se, come pare, l'intesa non è possibile, bisogna sapersi tollerare: lavorare insieme quando si è d'accordo, e quando no, lasciare che ognuno faccia come crede senza ostacolarsi l'un l'altro. Poiché, tutto ben considerato, nessuno può esser assolutamente sicuro di aver ragione, e nessuno ha sempre ragione. (E. Malatesta da Pensiero e Volontà - 1 aprile 1926) Un'organizzazione anarchica deve essere fondata secondo me... (sulle seguenti basi).Piena autonomia, piena indipendenza, e quindi piena responsabilità, degli individui e dei gruppi; accordo libero tra quelli che credono utile unirsi per cooperare ad uno scopo comune; dovere morale di mantenere gli impegni presi e di non far nulla che contraddica al programma accettato. Su queste basi si adottano poi le forme pratiche, gli strumenti adatti per dar vita reale all'organizzazione. Quindi i gruppi, le federazioni di gruppi, le federazioni di federazioni, le riunioni, i congressi, i comitati incaricati della corrispondenza o altro. Ma tutto questo deve esser fatto liberamente, in modo da non inceppare il pensiero e l'iniziativa dei singoli, e solo per dare maggiore portata agli sforzi che, isolati, sarebbero impossibili o di poca efficacia. Così i congressi in un'organizzazione anarchica, pur soffrendo come corpi rappresentativi di tutte le imperfezioni che ho fatto notare, sono esenti da ogni autoritarismo perché non fanno la legge, non impongono agli altri le proprie deliberazioni. Essi servono a mantenere ed aumentare i rapporti personali fra i compagni più attivi, a riassumere e fomentare gli studi programmatici sulle vie o sui mezzi di azione, a far conoscere a tutti le situazioni delle diverse regioni e l'azione che più urge in ciascuna di esse, a formulare le varie opinioni correnti tra gli anarchici e farne una specie di statistica - e le loro decisioni non sono regole obbligatorie, ma suggerimenti, consigli, proposte da sottoporre a tutti gli interessati, e non diventando impegnative ed esecutive se non per quelli che le accettano e finché le accettano. Gli organi amministrativi che si nominano - Commissione di corrispondenza, ecc. - non hanno nessun potere direttivo, non prendono iniziative se non per conto di chi quelle iniziative sollecita ed approva e non hanno nessuna autorità per imporre le proprie vedute, che essi possono certamente sostenere e propagare come gruppo di compagni, ma non possono presentare come opinione ufficiale dell'organizzazione. Essi pubblicano le risoluzioni dei congressi e le proposte che gruppi e individui comunicano loro; e servono, per chi se ne può servire, a facilitare le relazioni fra i gruppi e la cooperazione tra quelli che sono d'accordo sulle varie iniziative: libero chi crede di corrispondere direttamente con chi vuole, o di servirsi di altri comitati nominati da speciali aggruppamenti. In un'organizzazione anarchica i singoli membri possono professare tutte le opinioni e usare tutte le tattiche che non sono in contraddizione coi principi accettati e non nuocciono all'attività degli altri. In tutti i casi una data organizzazione dura fino a che le ragioni di unione sono superiori alle ragioni di dissenso: altrimenti si scioglie e lascia luogo ad altri aggruppamenti più omogenei. Certo la durata, la permanenza di una organizzazione è condizione di successo nella lunga lotta che dobbiamo combattere e d'altronde è naturale che qualunque istituzione aspira, per istinto, a durare indefinitivamente. Ma la durata di una organizzazione libertaria deve essere la conseguenza dell'affinità spirituale dei suoi componenti e dell'adattabilità delle sua costituzione ai continui cambiamenti delle circostanze: quando non è più capace di compiere una missione utile meglio che muoia. (E. Malatesta da Il Risveglio, 1-15 ottobre 1927)
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