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giovedì 19 maggio 2022

Franco Serantini – Cinquant'anni fa (3)

La città sembra in stato d'assedio. Da Roma è arrivato il primo Raggruppamento celere, sono di servizio anche i carabinieri paracadutisti. Chiudono come in una tenaglia il posto del comizio, il Largo Ciro Menotti, una piccola piazza del centro crocevia di piccole strade ideale per la guerriglia urbana. Franco e gli anarchici accolgono l’invito di Lotta Continua e partecipano alla contestazione del comizio fascista. In piazza i missini urlano «Italia, Italia». Saranno circa duecento. Il deputato Niccolai parla per un’ora e mezzo. Ma non è un comizio tranquillo il suo: una cittadina, Morena Morelli, va sotto il palco, lo sbeffeggia, lo ridicolizza e poi gli dà apertamente del fascista. Risultato: viene arrestata. Franco è insieme ai suoi compagni: contestano a viva voce il comiziante, non gli danno tregua. Intonano l’Internazionale e Bandiera rossa e cercano di pararsi dalle prime cariche della polizia. Volano persino dei candelotti lacrimogeni verso le vetrate del palazzo comunale, tanto che il sindaco esce a protestare vivacemente con il questore. La polizia comincia a caricare pesantemente i manifestanti: li picchia ripetutamente e cerca di disperdere la folla, per permettere al fascista Niccolai di terminare il suo sproloquio. In pochi attimi la città si trasforma in una caccia al “comunista“: camionette della polizia si scagliano contro i manifestanti. 5.000 a 'Pisa tra PS e baschi neri per la chiusura della campagna elettorale . Alle 18,30 gli sbirri cominciano: stavolta non fanno la carica, ma attaccano immediatamente con i caroselli, portando lo scompiglio tra i compagni. Anche nell'ottobre '68 avevano tentato la provocazione, fascisti italiani e greci insieme, sulla strada che poi porterà alla strage di stato. La risposta erano state due giornate di battaglia. Anche allora Pisa si era riempita di baschi neri: quello che hanno fatto di diverso questa volta è stato di scatenare senza più freni una violenza cieca, assassina. Tutta Pisa ne parla stamattina: i caroselli di 30 jeep a corsa sfrenata, dalle quali sparavano i candelotti a non più di un metro di distanza;  iI ragazzo a cui hanno sparato in bocca, quell'altro che è in fin di vita colpito alla testa. I compagni , i proletari hanno resistito fino alle 10 di sera, sul lungarno alla chiesa della Spina, dove c'erano le barricate, hanno risposto più volte alle cariche degli assassini. Un altro punto di resistenza era via S. Martino. 30 sono i fermati, 3 gli arrestati. Tra questi una donna che è andata fin sotto il palco di Niccolai a gridare “fascista” L'hanno picchiata e portata nel carcere di Lucca . Se volevano ottenere che il PCI in nome della pace elettorale sconfessasse i compagni di base che hanno combattuto in piazza, in questo sì, hanno ottenuto piena soddisfazione. Questo manifesto il PCI l’ha attaccato sui muri di Pisa un'ora e mezza dopo gli scontri. " Pisa ieri. I protagonisti del disordine. A Pisa già il primo maggio c'è stato il preavviso, poi ieri la violenza, freddamente calcolata a tavolino da qualche stratega che dirige i fascisti calati a Pisa con le loro lugubri e vigliacche squadracce e degli avventurieri . Ancora una volta i protagonisti del disordine sono i fascisti, gruppetti pagati per recitare la parte dei rossi, gli uffici dove si organizzavano queste vergognose parate di violenza. La DC al centro oggi della trama nera della connessione con i fascisti e con i gruppetti pagati per fare le controfigure”.(Lotta Continua del 07 maggio 1972) Alcune testimonianze sui fatti accaduti a Pisa il
5 Maggio 1972. Falcucci Fabrizio, Via Buontalenti, 58 – Livorno:”Mi trovavo verso le 18 in Banchi. Ad un certo momento ho visto sparare molti candelotti lacrimogeni e allora mi sono messo a correre verso la chiesa del Carmine. Eravamo una quindicina e abbiamo chiesto rifugio al prete. Il prete ci ha chiuso la porta in faccia. Allora io e altri due ci siamo accucciati nell'angolo di un negozio... Alla terza camionetta ho visto un poliziotto ritto sul sedile posteriore che si abbassava la visiera dell'elmetto e mi prendeva di mira. Era alla distanza di 4 o 5 metri da me. Istintivamente ho voltato di scatto la testa cercando di ripararmi con le mani. II candelotto lacrimogeno mi ha colpito in bocca. Ho perso 6 denti e le labbra mi sono state maciullate”. Matteoni, Via Pietro Gori, 3 – Pisa: “Erano appena passate le 18. Mi stavo recando in via Kinzica. Arrivato all'imbocco della via mi sono visto venire incontro una persona anziana che gridava che in un portone c'era un ferito grave. Subito dopo gli sono corso dietro. Ho cercato di entrare dentro, ma non ci sono riuscito perché c'era un tale fumo, che toglieva il respiro e bruciava la faccia. Allora ho chiamato in aiuto alcuni passanti e insieme abbiamo formato con le mani una specie di cordata. Solo così sono riuscito a tastoni a sentire il corpo del ferito. L'ho agguantato per i pantaloni e l'ho trascinato fuori. Nessuno aveva il coraggio di prenderlo in braccio da tanto che faceva impressione. Aveva la faccia sfigurata e completamente rossa di sangue. A me, poco dopo, un po' per il fumo, un po' per la rabbia che mi era venuta nel vedere quello scempio, mi é preso una crisi nervosa. Dopo essermi ripreso, mi sono accorto di avere perso i soldi e sono ritornato nel portone. Lì dentro mi sono trovato di fronte ad una vecchia, credo quasi settantenne e che abita in quel palazzo. Si lamentava molto perché diceva che i poliziotti gli avevano rotto un braccio su per le scale, gli stessi che avevano quasi ammazzato quel ragazzo. Gli stessi che prima di venir via dal portone, ci avevano sparato dentro tre bombe lacrimogene. Ancora pochi minuti e quel ragazzo sarebbe certamente morto”.




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