Io ho paura di tutto, dunque sono (ancora io).
Nel mondo di domani, il tempo di Crimes of the Future è un futuro non si sa quanto distante ma in grado di farsi capire quando parla, un mondo plasmato dal collasso ambientale e dal degrado, qualcosa di molto interessante succede al corpo umano. Spariscono il dolore e il rischio di contrarre infezioni, questo è un bel problema, perché se non ci sono più sentinelle a misurare con precisione limiti e finitezza dell’esistenza, capire cosa significhi essere umano diventa molto più complicato. Ma non basta. La biologia impazzita, o magari soltanto pronta a fare un altro passo avanti, consente ad alcuni di realizzare l’impossibile (fino ad ora, impossibile). Una di queste persone è Saul Tenser. Saul è famoso in tutto il mondo perché il suo corpo ha sviluppato la capacità di produrre nuovi organi. Che si tratti di una benedizione o di una bomba tumorale da tenere sotto controllo, Saul vive una vita a scarto ridotto, assistito da prodigi della biotecnologia, letti e sedie senzienti in grado di adattarsi ai suoi parametri vitali e facilitargli le cose, per quanto è possibile. Saul è un performance artist e lavora in coppia con Caprice, star indiscusse della chirurgia da salotto, perché in un mondo in cui non c’è più spazio per dolore e infezioni, agire sul corpo umano ha tutto un altro sapore. Caprice opera da remoto, interviene sul mistero evolutivo di Saul sezionandone e asportandone i neo-organi per offrirli all’attenzione di un pubblico adorante e interessatissimo. Il corpo cambia e con lui il pensiero che gli sta attorno. Il gesto chirurgico ne ridefinisce
limiti e possibilità, lo carica di nuovo significato e si fa gesto artistico. La chirurgia è la nuova arte, ma è anche il nuovo sesso, come suggerisce lucidamente Timlin. Timlin lavora con Wippet nella National Organ Registry, agenzia governativa incaricata di tracciare i mutamenti evolutivi e catalogare i nuovi organi. Caprice ci porta Saul a “brevettarsi”. Timlin, nervosa e abbastanza inquietante, rimane soggiogata dalla provocazione artistica della coppia e non può fare a meno di notare come tutto questo gioco di corpi e di contatto, di mani affondate nella carne, esprima un’incredibile tensione erotica. Il film ci racconta la storia di un mondo nuovo. Nuovo sesso, nuova biologia, nuova arte, nuova chirurgia, nuova Buoncostume, come quella di cui fa parte il detective Cope. Il potere costituito guarda con sospetto i cambiamenti. Questa è la ragione per cui Cope contatta Saul, per convincerlo a infiltrarsi in una cellula di evoluzionisti. Il suo leader, Lang Dotrice, ha trovato il modo di convertire il proprio apparato digerente adattandolo a materiali plastici. Quello che in Lang era sforzo e manipolazione artificiale, per il figlio, Brecken, appare invece conseguenza di una sbalorditiva legge di natura. La cosa è tanto sconcertante che sua madre, inorridita dal vederlo mangiare un cestino dei rifiuti come se stesse gustandosi un panino, lo uccide, perché non vede umanità in lui. Crimes of the Future riflette sul ruolo dell’arte nella società, sull’idea e il senso stesso di performance. Senza nominarle direttamente, allude a società e fragilità ambientali, al senso di precarietà che condiziona l’esistenza generale, parla di ciò che siamo diventati: la fluidità, l’abbattimento della separazione del genere, la coesistenza con l’ambiente inquinato, il genere umano ha quasi perso completamente la sensibilità corporea, diventando incapace di provare dolore. Senza più sofferenza fisica e senza più il rischio di contrarre infezioni, parte della popolazione è attratta dal piacere estremo di tagliarsi, aprirsi per poi ricucirsi, sottoponendosi anche alle più disparate operazioni chirurgiche per ridefinire la propria immagine di sé, diventando simultaneamente essere umano e opera d’arte. Trasformando la chirurgia nel nuovo sesso. Ma cosa è il corpo in Crimes of the Future? Anzitutto, non è più un corpo funzionante. Si sta evolvendo, e in modo tutt’altro che gradevole. Le mutazioni che subisce (o produce?) non sono empowerment sensoriali, anzi sembra che i risultati più tangibili di questa evoluzione per adesso siano stati la perdita del dolore, lo stravolgimento del piacere, e la crescente difficoltà a nutrirsi. I ‘nuovi organi’ che vediamo sono tutt’altro che utili: le orecchie aggiuntive del ballerino hanno funzione cosmetica, ma non sentono; i tumori che le persone dicono di avere o si espiantano non hanno alcuna utilità per l’organismo. Trasformandosi, il corpo diventa sempre più debole. È un corpo che non prova più dolore né piacere come li conosciamo oggi – raramente vediamo mangiare senza dolore e non assistiamo mai a un coito vero e proprio. È un corpo per lo più passivo, immobile, e quando non immobile per lo meno remissivo. Sembra il corpo di un non-morto: non solo è quasi del tutto inerte, perde anche pochissimo sangue quando viene lacerato. Gli unici corpi che si nutrono senza problemi mangiano della plastica. Il primo di questi è proprio all’inizio del film: quello del bambino. Qua è necessario rilevare che il corpo del bambino è anche un corpo che viene presentato (e visto, dalla madre) come mostruoso: quando mangia la plastica. Mangia furtivamente, nascondendosi alla vista come una creatura che ha paura di essere predata. La madre stessa lo definisce come una creazione, come se non fosse un essere umano. Sembra quindi chiaro, a partire da questo e dalla proliferazione di personaggi e organizzazioni che vogliono ‘resistere’ alla trasformazione dei corpi, che il corpo stesso sia ormai qualcosa con cui difficilmente gli esseri umani vogliono scendere a patti. Avendo perso le sue funzioni primarie – piacere, dolore, nutrimento – è come se il corpo fosse diventato identico al mondo che abita e agli spazi che lo circondano: è lasciato alla deriva. Tutto il film ruota attorno alla difficile scesa a patti della carne e delle sue trasformazioni. «Nella storia dell’umanità e? facile osservare il tentativo costante di controllare i corpi degli altri, e attraverso questi la parola, l’espressione della loro individualità. E' sempre stata una questione politica. Il corpo è realtà, non c’è nulla di più intimo del corpo e dunque non ci sono film più intimi dei miei, politici com’è politica tutta l’arte. Tutto quello che ha a che fare con il corpo è primitivo, basico, essenziale. Venti anni fa, quando ho cominciato a scrivere questa sceneggiatura, tutto sembrava molto teorico. Nessuno si occupava di ambiente, mentre oggi tutti parlano di microplastiche che stanno mutando non solo il mondo intorno a noi ma anche il nostro dna. La domanda che mi faccio però è questa: invece di tentare di ripulire il mondo e i corpi di milioni di persone, impresa impossibile, perché non lavoriamo per fare in modo che gli esseri umani riescano a metabolizzarla? Da qualche tempo alcuni scienziati stanno sperimentando un tipo di plastica edibile, osservando il metabolismo di alcuni animali che riescono a mangiarla senza che questo danneggi le loro funzioni vitali» (David Cronenberg)
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