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giovedì 29 settembre 2022

Cominciamo a parlare dell’acqua

Il processo di mercificazione dell’acqua è diverso a seconda delle regioni climatiche e degli usi ai quali, nel corso della storia, è stato destinato il liquido elemento dagli esseri umani. In primo luogo, grazie al sole e all’acqua piovana la fotosintesi colora di verde boschi e praterie, montagne e valli; tutte le specie vegetali insomma sono di vitale importanza per l’alimentazione dei mammiferi e degli uccelli che ossigenano il pianeta – non a caso la foresta amazzonica è chiamata il polmone della Terra. Questa acqua che non conta come fattore di produzione, nemmeno nelle più ingegnose contabilità ministeriali, manca di prezzo; non è mai stata mercificata per il fatto che, fino ad oggi, la pioggia è sfuggita al controllo della società tecnologica. L’acqua di qualità non ha mai avuto un prezzo nelle regioni a clima mediterraneo. Nella penisola iberica le leggi sull’acqua, cristiane e islamiche, tenevano conto dell’uso di acqua potabile per le persone e per gli animali in modo che, per l’accesso alle fonti e agli abbeveratoi anche quando si trovavano in terreni privati, i signori della terra dovevano rispettare il diritto di passaggio affinché la gente potesse saziare la sete e gli animali domestici abbeverarsi. D’altro canto, l’acqua naturale immagazzinata in cisterne o estratta dalla fonte e da pozzi vicini o all’interno dei nuclei urbani conservò nei secoli una buona qualità per essere bevuta. Tutto ciò cambiò a partire dalla seconda metà del XIX secolo con la rivoluzione industriale, la crescita delle città e, successivamente, con l’industrializzazione dell’agricoltura che portarono alla devalorizzazione dell’acqua naturale convertendola in un elemento scarso e accessibile solo a prezzi alti. È bastato un secolo e mezzo perché la maggior parte della popolazione delle regioni mediterranee (così come di quasi tutto il mondo) dovesse pagare per l’acqua di qualità, della quale ha bisogno obbligatoriamente per vivere.


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