Sentirsi liberi di «scegliere» di poter odiare il carcere, e la struttura sociale che lo produce e lo riproduce, è parte fondamentale della lotta per la libertà. Della lotta per sottrarsi allo spirito del tempo, oggi occupato da ossessioni «forcaiole», dalla sudditanza a un ordine immobile, dalla dipendenza gerarchica. Sono ossessioni utili a far dimenticare i responsabili del malessere dilagante. L’odio verso il carcere ci aiuta a individuare i veri nemici e lottarci contro. La battaglia contro il carcere va intensificata con la convinzione che stavolta non siano i detenuti a soccombere ma il carcere.
Che finisca! Che venga abolito! Chi siamo noi per osare dimenticare?
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