Come accadde a gran parte dei canti sociali, proprio la melodia del Va pensiero, così nota e amata, fu scelta da Pietro Gori per comporre il suo Inno del Primo Maggio, un canto ormai praticamente dimenticato, ma che per decenni fu uno fra quelli più conosciuti ed eseguiti, presente non solo nei canzonieri anarchici, ma anche in quelli socialisti e comunisti. Pietro Gori lo scrisse nel 1892, rinchiuso nel carcere di S. Vittore, “... per ingannare la solitudine durante una delle molteplici prigionie preventive da me subite all’avvicinarsi del mese sobillatore degli animi e delle cose...”. Il canto era inserito in un bozzetto drammatico in un atto dal titolo Primo Maggio ed eseguito alla fine del Prologo da un coro. Questo bozzetto fu rappresentato sulle scene delle città toccate da Gori durante un suo viaggio negli Stati Uniti tra il 1895 e il 1896, ottenendo un tale successo che la messa in scena si trasferì anche in Italia. La prima esecuzione conosciuta risale al 1897, a Torino, alla Barriera di Lanzo. Sempre dall’ambiente operistico derivano altri due canti sul primo maggio: Primo maggio di Ernesto Maiocchi sulle musiche dell’Ernani e il Coro del primomaggio di Cesare Airoldi, sempre sull’aria del Va pensiero. L’Inno del Primo Maggio di Pietro Gori non solo conserva l’impianto musicale del Nabucco, ma anche il lessico presenta una chiara influenza dal melodramma: il linguaggio è aulico, ricco di termini retorici e immagini magniloquenti, ma ben connesso all’andamento musicale. Come quando la melodia si apre a sei voci, con una costruzione di grande efficacia, e il testo s’innesta con il grido di “disertate o falangi di schiavi”. Forte, ancora oggi, di una sua energia e capacità di attrazione.
Vieni, o Maggio t’aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol.
Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir.
Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l’arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all’eterno sudor!
Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l’ozio e de l’or.
Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè.
Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all’aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!
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