Nel 1975 in Belgio si sviluppa il «settore»: alcuni operatori che lavorano in un quartiere a nord di Bruxelles organizzano, con altri stranieri, un incontro nella loro città sul tema l'«Alternativa al settore». Grazie alla numerosa presenza di più figure sociali venute da ogni parte d'Europa, si insiste sulla necessità di non limitarsi ad una critica alla psichiatria fine a se stessa, ma di allargare il discorso nei riguardi dei processi di emarginazione perpetrati dalla famiglia, dalla scuola, dalla fabbrica, ecc .. Gli psichiatrizzati spingono verso la costituzione di un coordinamento a livello internazionale contro la repressione psichiatrica. Nasce il réseau. Che da «Alternativa al settore» viene ribattezzato «réseau alternativo alla psichiatria». Non ha un programma preciso, non ha intenzione di diventare un partito né un sindacato. Interessante è conoscere il texte constitutif del réseau. In questo si può leggere che il réseau riunisce gli psichiatrizzati ma anche tutti i gruppi decisi a lottare contro l'oppressione che i primi subiscono o hanno subito; tutti i promotori e gli animatori di esperienze collettive, psichiatriche o no, che costituiscono delle alternative al settore o dei tentativi di distruzione del manicomio; tutti quelli, operatori psichiatrici o no, che si rifiutano di inserirsi come agenti di un ordine psichiatrico repressivo ed esigono che i vari problemi non vengano trattati con interventi tecnocratici. Dice il testo: «Crediamo che le lotte per la sanità debbano inserirsi nell'insieme delle lotte che conducono i lavoratori per la difesa della loro salute ed essere in collegamento con tutte le lotte delle forze sociali e politiche per la trasformazione della società». «La pazzia è l'espressione delle contraddizioni sociali contro le quali dobbiamo lottare. Senza una trasformazione della società non ci sarà mai una psichiatria migliore ma sempre una psichiatria oppressiva. Ci rifiutiamo di rinchiudere nella terminologia psichiatrica i problemi dell'alienazione e dell'emarginazione alimentati dal sistema socio-politico. Dobbiamo smettere di essere gli agenti passivi di un sistema che reprime gli emarginati con l'alibi della cura e del reinserimento». Si legge più avanti che l'esistenza stessa degli psichiatri, degli infermieri, degli educatori, ecc. fa parte dei sistemi generali di controllo, di normalizzazione, di repressione. La pazzia pone problemi per i quali occorre cercare le risposte ad un livello completamente diverso da quello in cui invece si situano gli apporti degli specialisti. E' necessario dunque bloccare ogni nuova costruzione di ospedali psichiatrici e di servizi specializzati; iniziare fin d'ora un processo di riconversione degli ospedali psichiatrici esistenti. «Ciò non dovrà essere una liquidazione burocratica del tipo di ciò che è stato fatto in California. Non è questione di ledere uno strato sociale di lavoratori e di gettare la gente in mezzo alla strada. Questo processo di riconversione dovrà essere preso in carico da tutti quelli che vivono la pazzia, da quelli che vivono per la pazzia, da quelli che vivono con la pazzia, con i diversi gruppi sociali interessati a tale riconversione che non necessariamente devono essere dentro lo specifico psichiatrico». Per quel che riguarda l'infanzia, essa è un fronte di lotta essenziale per il réseau. «L'attuale funzione della psichiatria infantile è di trattare medicalmente dei bambini che sono approdati ad essa perché «ritardati» o «inadatti» per la struttura scolastica. Nella nostra lotta la scuola ha un'importanza strategica essenziale». Occorre costruire più gruppi internazionali al fine di analizzare precisamente la situazione della psichiatria infantile e della scuola nei diversi contesti nazionali, locali, ecc.; per riunire le esperienze che, appena si trovano isolate, vengono recuperate immediatamente; per pensare a delle possibilità di contatti concreti, nel quartiere, con i lavoratori, i gruppi politici, i gruppi d'azione, gli insegnanti, ecc.; per elaborare delle forme di lotta e la possibilità di costruire una pratica alternativa; infine per lasciare lo spazio maggiore alla parola dei bambini, che sono i più interessati. Infine, per quanto riguarda gli psichiatrizzati, si può leggere nel texte: «Gli psichiatrizzati e gli internati non sono solo degli emarginati, poiché essi sono lavoratori o disoccupati che hanno subito lo sfruttamento o la represione della società capitalistica. Solo una trasformazione sociale, una lotta di classe, a condizione che essi ne siano partecipi, potrà sopprimere l'istituzione psichiatrica con le sue ramificazioni (manicomio criminale, ospedale psichiatrico, settore, prigione, ecc.). Dobbiamo lottare contro l'ideologia psicoanalitica che recupera i discorsi degli psichiatrizzati e le loro lotte di una nuova forma sottile di repressione e di inquadramento poliziesco: il passaggio dall'ospedale psichiatrico al settore. Dobbiamo sopprimere i rapporti curante-curato in quanto riproducono la dominazione di classe».
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