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giovedì 27 giugno 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXVI

1923

Settembre - Assassinio dell'anarchico giapponese Sakae Osugi, accusato dalla polizia dell'imperatore di avere provocato un terremoto. Il secondo caso Sacco e Vanzetti giapponese è altrettanto tragico del primo ma anche grottesco. L'anarco-sindacalista Sakae Osugi è un tipico prodotto della cultura occidentale maturata nella crisi attraversata dalla civiltà borghese nella seconda metà dell'Ottocento. Tra le sue letture formative contano le opere di Stirner, Sorel, Bergson e Nietzsche. Osugi ha un notevole seguito tra i lavoratori giapponesi. La Lega sindacale del Giappone aderisce all'Internazionale di Berlino del 1923. Mentre egli è impegnato nel conquistare i sindacati del suo paese alla prassi rivoluzionaria dell'azione diretta, avviene, nello stesso anno 1923, un terremoto. Sakae Osugi viene arrestato come responsabile del terremoto e ammazzato dalla polizia. Con lui muore il marxista Sakai. Migliaia di lavoratori coreani nella zona di Tokio vengono linciati dalla popolazione aizzata dalla polizia. Anche l'esercito fucila diversi dirigenti del movimento operaio giapponese. Il caso umano e politico di Osugi e Sakai ha molti punti di contatto con la macchinazione che nello stesso periodo sta portando alla morte negli Stati Uniti i due italiani Sacco e Vanzetti. Gli anarchici italiani sono accusati di avere ucciso un uomo nel corso di una rapina, Osugi e Sakai addirittura di avere provocato un sisma: in entrambi i casi si è voluto colpire il «diverso», chi era in grado di denunciare il grado di corruzione cui è giunta la società. Sakai e Osugi muoiono in una sede di polizia, senza neppure la finzione del processo che si ha nel caso Sacco e Vanzetti. Se si vuole scoprire un precedente, si può dire che l'anarchico giapponese Osugi muore come l'anarchico  italiano Andrea Salsedo, sacrificato prima di Sacco e Vanzetti sull'altare della civiltà americana. 

13 settembre - Tocca il culmine la repressione della CNT in Spagna: agli arresti, esecuzioni notturne, massacri voluti dalla dittatura militare gli anarchici replicano con attentati, subendo comunque perdite durissime. 

1924 

1 gennaio - Appare il primo numero della rivista "Pensiero e volontà", diretta a Roma da Malatesta. Collaboratori: Camillo Berneri, Luigi  Fabbri, Carlo Frigerio, Carlo Molaschi. Uscirà fino al 1926, quando sarà messa definitivamente a tacere dalle leggi eccezionali che suggellano la dittatura mussoliniana. 

20 febbraio - A Parigi l'anarchico italiano Ernesto Bonomini elimina a revolverate il segretario del fascio parigino e corrispondente del giornale mussoliniano "Popolo d'Italia",  Nicola Bonservizi. 

24 ottobre - Alla Corte d'Assise della Senna Ernesto Bonomini viene condannato a 8 anni di carcere. 

10 novembre - Vengono uccisi, nel patio della Cime Modelo di Barcellona i due militanti della CNT ivi detenuti, Llacer e Montejo, condannati a morte per partecipazione alla rivolta originatasi alla notizia dei fatti di Vera de Bidasoa. Qui, nella notte tra il 6 e il 7 novembre, s'era avuto uno scontro a fuoco tra la Guardia Civil e anarchici rientrati dalla Francia per combattere il direttorio militare. Una guardia era rimasta uccisa. Vista l'inconsistenza delle voci che davano per certo una sollevazione popolare, gli anarchici cercavano di rientrare in Francia, ma la caccia all'uomo provocava loro,  il 7 novembre,  gravi perdite: 2 morti, quattro feriti e 19 prigionieri. La Guardia Civil vuole a tutti i costi, e ottiene, la condanna a morte di tre prigionieri. Pablo Martin, Enrique Gil e Santillàn, che vengono uccisi a Pamplona. 

Dicembre – Il pedagogista antiautoritario Alexander S. Neill affitta una casa nel Dorset, a Lyme Regis, per crearvi una scuola «dalla parte dei bambini». Si chiama Summerhill e si trova in cima a una collina verso Charmouth. Alla scadenza del contratto triennale d'affitto Neill trasferirà la scuola Summerhill  e i 27 allievi a Leiston, nel Suffolk. 

1925 

Un gruppo di sindacalisti che nel loro entusiasmo per la Rivoluzione d'Ottobre avevano aderito al partito comunista, ne sono espulsi o lo lasciano volontariamente e per lottare contro la degenerazione burocratica fondano in Francia  "La révolution prolétarienne"  che all'inizio ha come sottotitolo "rivista sindacalista-comunista".  Le due figure di maggior rilievo sono Pierre Monatte, vecchio sindacalista rivoluzionario francese, e Robert Louzon, anch'egli di formazione libertaria. A questo gruppo si accosterà all'inizio degli anni 30 anche  Simone Weil, giovane filosofa che descriverà in La condizione operaia la sua esperienza di fresatrice nelle officine Renault (durata un anno, dalla fine del 1934). 



Occupare in anticipo il tempo e lo spazio

E’ questo sprofondamento delle nostre capacità, non solo di opporci e di resistere ma soprattutto di prendere iniziative autonome dal dominio, che ha aperto la strada a una nuova fase di espropriazione e di oppressione, a un nuovo regime sociale predatore ancora più rozzo, brutale e "primitivo" di un capitalismo ottocentesco senza rivoluzione francese. La distruzione progressiva del plurimillenario processo di umanizzazione da parte della moderna "razionalità" economica, che fu intrapresa allora con l’imposizione del lavoro salariato e via via intensificata con l’industrializzazione dell’agricoltura, della cultura e del tempo libero, ha fatto passi da gigante da quando non si trova più di fronte a contrastarla la tendenza storica degli assoggettati a creare lo spazio della libertà istituendo il potere comune sul destino della vita associata, e può mirare oggi direttamente a completare la distruzione dell’ambiente e dell’esistenza umana attraverso la colonizzazione, l’artificializzazione e la sterilizzazione della stessa vita biologica. L’ambizione delle necrotecnologie non è nulla di meno che familiarizzarci a convivere simbioticamente con la morte. Il necessario bombardamento a tappeto dei geni, come quello dei territori e quello delle menti richiedono e, come per armonia prestabilita, determinano uno stato d’eccezione permanente, mentre mirabilmente ci educano a questa nuova regola. 

Cessare di sprecare le proprie energie nelle vacue diatribe senza effetto a proposito delle derisorie similscelte che quest’ultima propone, abbandonandone il soliloquio a più voci ai suoi mestieranti; smettere di rincorrere, per timore di perdere delle occasioni, gli "eventi" sostanzialmente mass-mediatici che essa instancabilmente allestisce per occupare in anticipo il tempo e lo spazio da cui potrebbe sorgere l’inatteso (sarebbero mai nati il Sessantotto o il Settantasette se si fosse provveduto a concentrare in anticipo ogni attenzione su qualche "epocale" kermesse di questo genere?): strapparvi un ruolo di comprimari non può che ribadire la propria incapacità di creare eventi reali; evitare di andarsi a cacciare, caricando a testa bassa, in tutti i trabocchetti dei ruoli che essa prescrive: sono solo alcune delle precondizioni minime per cercare con qualche lucidità una via d’uscita che oggi appare più lontana e più difficile che mai, sospesa com’è alla lenta riconquista e reinvenzione di una autonomia a trecentosessanta gradi da tutte le principali usanze e credenze di questa società.


Inizialmente in modo graduale, poi all'improvviso

La ricerca di autenticità e di appartenenza a una comunità, sentimenti che ci sono negati al punto che la ricerca diventa disperata. Il sentirsi realmente vivi e il senso dell'appartenenza non hanno quasi cittadinanza in una società in cui le classi col più alto tasso di crescita sono quella dei senzatetto e quella dei detenuti. La vita quotidiana è fatta sempre più di disperazione, depressione e alienazione, intervallate da notizie sull'ultima ondata di omicidi seriali o la più recente catastrofe ecologica globale, consumate come orribili forme di distrazione dal vuoto. Debord ha espresso questa situazione con chiarezza: "Dovrebbe  essere ormai chiaro che la condizione di servitù, d'ora innanzi, vuole essere amata di per se stessa, e non più in quanto portatrice di un vantaggio  estrinseco. Un  tempo poteva ancora essere ritenuta una forma di protezione, ma ora non protegge più da nulla". Persino gli apparati repressivi si trovano a dover  ammettere che si sia giunti a questo. La comunità degli psicologi in generale, che non riconosce altra realtà al di fuori dell'individuo, vede messa in discussione la negazione e l'illusione che la caratterizza, ironicamente, proprio dal definitivo impoverimento della dimensione del privato. Appare sempre più chiaro come la scelta sia tra una brama di servitù e una rottura qualitativa con l'intero campo d'azione dell'alienazione. Le sette portano l'individuo a investire tutto ciò che ha sulla setta, perché solo così essa si assicura che non subentri un successivo rifiuto. Possiamo dedurne che quando si cresce in un mondo che non fa altro che svalutarli, autonomia individuale e rispetto per se stessi non rappresentano più un valore irrinunciabile. Nessuno di noi è immune dagli orrori, che siano banali o straordinari. La situazione generale è peggiorata rispetto a quando Nietzsche osservò che "la maggior parte della gente crede che non sia possibile nulla al di fuori di questa nostra tediosa realtà". La realtà attuale è diventata  impossibile, e continua a perdere credibilità. Dobbiamo comportarci da outsider, non farci rappresentare, non investire nulla in questa marcia verso la  morte che ci chiedono di perpetuare. Il piacere supremo sarà la distruzione di ciò che ci sta distruggendo, sarà abbracciare lo spirito dei Situazionisti, che così replicavano a chi domandava loro in che modo avrebbero distrutto la cultura dominante: "In due modi: inizialmente in modo graduale, poi all'improvviso".


giovedì 20 giugno 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXV

1922

22 dicembre - Si riuniscono a Berlino anarco-sindacalisti di 12 paesi. I delegati rappresentano l'Unione Sindacale Italiana (500 000 membri); la Federación Obrera Regional Argentina (200 000); la portoghese Confederacào General de Trabalho (150 000); la germanica Freie Arbeiter Union (120 000); il francese Comité de Défense Syndicaliste Révolutionnaire; la svedese Sveriges Arbetares Central (30 000) e altre organizzazioni minori (Cile, Danimarca, Norvegia, Messico, Olanda). Oltre al Comité, che rappresenta l'ala sinistra della CGTU staccatasi dal Profintern, è  presente una delegazione separata inviata da 30 000 lavoratori dell'edilizia di Parigi. Presenti pure i rappresentanti degli anarco-sindacalisti russi in esilio. Il 23 viene ricostituita l'AIT (Associazione Internazionale dei Lavoratori), che fin nel nome indica la volontà di collegarsi con la tendenza bakuniniana della I Internazionale. Questa Internazionale dei Sindacalisti Rivoluzionari approva un lungo documento chiamato I prìncipi del sindacalismo rivoluzionario che  in dieci paragrafi riafferma i fondamenti dell'anarco-sindacalismo, respinge nazionalismo, militarismo, parlamentarismo e ogni attività politica nelle istituzioni e ribadisce il fine supremo: il libero comunismo. Il Congresso sancisce la rottura della maggior parte delle organizzazioni anarco-sindacaliste dell'Europa occidentale con l'URSS, ove intanto continua la persecuzione delle restanti,  smembrate forze anarchiche. La CNT spagnola entra nella nuova Internazionale nel 1923, portando l'adesione di quasi un milione di membri; aderiranno pure piccole federazioni (Polonia, Bulgaria, Giappone), e nel 1928 l'appena formata Associazione Continentale dei Lavoratori (Argentina, Messico, Brasile, Costa Rica, Paraguay, Bolivia, Guatemala e Uruguay), con sede dapprima a Buenos Aires e successivamente a Montevideo. Al suo culmine, l'AIT conterà più di tre milioni di aderenti, non tutti anarchici convinti (la  CNT per esempio  fluttuerà in Spagna tra una politica di accordi economici  e compromessi contingenti, e una riaffermazione di principi). Le maggiori organizzazioni saranno poi vittime dell'avvento delle dittature: l'Unione Sindacale Italiana è costretta alla clandestinità dalle leggi fasciste e si avvia all'estinzione (come accade  all'anarco-sindacalismo in Portogallo e Argentina; da Berlino la direzione dell'AIT, guidata da Rudolf Rocker, si sposta ad Amsterdam nel '32 per sfuggire al nazismo e nel '36 a Madrid). La CNT sarà decimata dalla repressione stalinista durante la guerra civile in Catalogna e nel 1939 dalla vittoria di Franco, e dovrà ricostituirsi in esilio a Tolosa (Francia meridionale). La direzione dell'AIT si sposterà  per l'ultima volta a Stoccolma, dove sopravvive con l'ancora attiva Sverige Arbetares Central. 

- Muore a Parigi, in circostanze non chiarite ma probabilmente «suicidato» dalla polizia, Philippe Daudet, figlio del famoso scrittore reazionario Léon, il quale sostiene che il delitto è opera degli anarchici. La morte di Philippe (simpatizzante dell'anarchismo) si inquadra nel clima di persecuzione suscitato dal gesto di Germaine Berton, giovane anarchica che aveva ucciso un leader dell'Action Frangaise, Plateau. 

1923 

27 gennaio - Dopo un anno dalla repressione  in Patagonia il movimento anarchico regola i conti col colonnello Varela. Alle 8 del mattino il «boia» esce dalla sua abitazione in via Fitz Roy 2461 a Buenos Aires per recarsi in caserma. Sulla strada c'è solo una bambina. Un uomo alto, biondo, deciso, sbuca dal fondo e raggiunge Varela armato di una bomba. Per non coinvolgere la bambina, l'anarchico la ripara col proprio corpo e lancia la bomba contro Varela. I due uomini cadono a terra entrambi feriti. Varela estrae la sciabola ma l'attentatore lo stende con 5 colpi di Colt. L'anarchico, gravemente ferito alle

gambe, è catturato poco dopo; dichiara alle guardie: «Quello non ucciderà più nessuno. Ho vendicato i miei fratelli». Si chiama Kurt Gustav Wilckens, ha 36 anni, è nato nello Schleswig-Holstein, è emigrato a Buenos Aires ove campa facendo il facchino e donando tutti i suoi miseri risparmi per aiutare i compagni in carcere. Anarchico pacifista, non-violento convinto, è rimasto sconvolto dalla repressione operata da Varela in Patagonia. Precisa che non si tratta di odio personale, ma di un debito verso gli operai massacrati. Da giorni appostava Varela, ma aveva sempre  rimandato per non fare del male a passanti innocenti. Condannato all'ergastolo, Wilckens sarà ucciso nel sonno nella sua cella, la notte del 15 giugno 1923, da una fucilata sparatagli da un giovane elegantone e fanatico membro della Lega Patriottica, Jorge Ernesto Pérez Millán Térnperley, che con l'aiuto della psichiatria ufficiale sarà condannato a lieve pena e trasferito in una camera privata dell'Ospicio de las Mercedes. Qui verrà abbattuto il 9 novembre 1925, in circostanze misteriose, probabilmente  dalla vendetta individuale anarchica architettata dal biologo russo Germàn Boris Wladimirovic, teorico della violenza, espropriatore di banche, anch'egli ricoverato all'Ospicio de las Mercedes (ove morrà pochi anni dopo) perché colpito da paralisi progressiva alle gambe. 



Sex and Drugs and Rock & Roll – Ian Dury

Sesso e droga e rock and roll

è tutto ciò di cui il mio cervello

e il corpo hanno bisogno

sesso e droga e rock and roll

sono molto buoni in effetti


Mantieni le tue sciocchezze o buttale fuori dalla finestra

La saggezza dei vostri modi, io ci sono stato e conosco

Un sacco di altri modi, che un cattivo spettacolo allegro,

Se tutto ciò che fai sono affari che non ti piacciono


Sesso, droga e rock and roll

sesso droga e rock and roll

sesso droga e rock and roll

sono molto buoni in effetti


Ogni pezzo di abbigliamento dovrebbe renderti bella

Puoi tagliare gli abiti, il grigio è un peccato

Dovrei indossare gli abiti del signor Walter Mitty

Vedi il mio sarto, si chiama Simon, so che sta per tagliare


Ecco un piccolo consiglio

Sei il benvenuto, è libero

Non fare niente che sia

di poco valore

Tu sai cosa ti farà...


Proveranno il loro dispositivo complicato

per intrappolarti nella mediocrità

Metti i tuoi denti in una piccola fetta 

Della torta della libertà


Sesso, droga e rock and roll

sesso droga e rock and roll

sesso droga e rock and roll

sesso droga e rock and roll

sesso droga e rock and roll

 



La conoscenza

Le verità della moderna versione scientifica del mondo, benché dimostrabili in formule matematiche e messe alla prova nella tecnologia, non si prestano più all’espressione normale del discorso e del pensiero. Proprio mentre queste “verità” vengono affermate in forma concettuale e coerente, le proposizioni che le esprimono non saranno «forse sprovviste di senso come quella di un “cerchio triangolare”, ma certamente molto più di quella di un “leone alato”» (Erwin Schrödinger). Non sappiamo ancora se si tratti di una situazione definitiva. Ma può darsi che noi, che siamo creature legate alla terra e abbiamo cominciato a comportarci come se l’universo fosse la nostra dimora, non riusciremo mai a comprendere, cioè a pensare e a esprimere, le cose che pure siamo capaci di fare. Sarebbe come se il nostro cervello, che costituisce la condizione fisica, materiale dei nostri pensieri, fosse incapace di seguirci in ciò che facciamo, tanto da render necessario in futuro il ricorso a macchine artificiali per produrre i nostri pensieri e le nostre parole. Se la conoscenza (nel senso moderno di knowledge, di competenza tecnica) si separasse irreparabilmente dal pensiero, allora diventeremmo esseri senza speranza, schiavi non tanto delle nostre macchine quanto della nostra competenza, creature prive di pensiero alla mercé di ogni dispositivo tecnicamente possibile, per quanto micidiale. Il motivo per cui sarebbe forse saggio diffidare del giudizio politico degli scienziati in quanto scienziati non è tanto la loro mancanza di “carattere” per non essersi rifiutati di creare le armi atomiche – o la loro ingenuità per non aver compreso che, una volta realizzate, essi sarebbero stati gli ultimi a venire consultati sul loro uso – ma il fatto che essi si muovono in un mondo in cui il linguaggio ha perduto il suo potere. (Hannah Arendt)


giovedì 13 giugno 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXIV

1922 

Giugno - La CNT aderisce all'Internazionale Rossa dei Sindacati Operai. Si tratta di una adesione di «principio». La CNT, che solo in  Catalogna conta oltre mezzo milione di affiliati, ha sostenuto dure lotte contro i pistoleros della borghesia protetti dalle autorità civili (tra le prime vittime, i militanti Pablo Sabater e José Castillo), ha riportato notevoli  successi  sul piano  sindacale ed è al Nord la forza più rappresentativa del movimento operaio spagnolo. Essa critica il carattere «verticistico» preso dalla rivoluzione russa, ma riafferma la necessità di difenderla di fronte al tentativo di strangolamento operato dalla borghesia di tutto il mondo. Angel Pestana era stato in Russia a rappresentare l'adesione «condizionale» della CNT all'Internazionale Sindacale Rossa, ma ne era tornato profondamente deluso per quello che aveva visto e sentito negli incontri avuti nell'ambiente di Kropotkin, Berkman ed Emma Goldman. Incarcerato in Italia e a Barcellona, non aveva potuto riferire la sua esperienza. Si era formata cosi una tendenza filo-comunista, e nell'aprile del 1921 Andrès Nin e Joaquin Maurin (futuri animatori del POUM) si erano fatti nominare delegati per il congresso  (Mosca, luglio 1921) di fondazione della Internazionale Rossa dei Sindacati Operai (Profintern) dominata dalla Russia. Mentre si abbatte sulla Spagna e sulla CNT in particolare la reazione dello Stato spagnolo inasprita dal pronunciamiento militare di  Primo de Rivera (e si ha una rottura tra gli anarco-sindacalisti e la  UGT a tendenza socialista), si fa strada la delusione per la rivoluzione russa e matura il distacco dal Profintern. (In Spagna intanto molti aderenti della CNT saranno costretti all'esilio e la Confederazione rischierà  lo smantellamento ad opera del terrorismo governativo.) 

Luglio - Le organizzazioni anarchiche italiana e spagnola lasciano il Profintern. La Confédération Générale du Travail Unitaire si spacca in Francia; il grosso dell'organizzazione resta coi comunisti, mentre gli anarco-sindacalisti aderiscono a una nuova Internazionale in via di formazione. 

1 agosto - Sciopero generale in Italia a difesa delle libertà politiche e sindacali minacciate dall'offensiva fascista che mira alla conquista violenta dello Stato (con l'appoggio peraltro di forti istituzioni dello Stato, come l'esercito, la Chiesa, la classe industriale). Segna praticamente la fine dell'attività sindacale delle grandi organizzazioni  riformistiche i cui vertici, in maggioranza, dopo cedimenti, patteggiamenti e inconsistenti verbalismi demagogici si accingono ad arrendersi al fascismo trionfante. 

28 ottobre - Mussolini perfeziona la presa del potere con la Marcia su Roma. 

21 novembre - Muore in esilio a Leavenworth, in una prigione degli Stati Uniti, il grande rivoluzionario anarchico messicano Ricardo Flores Magom. 

18 dicembre - A Torino spedizione punitiva dei fascisti comandati da Pietro Brandimarte contro le sinistre. Viene assalita la camera del lavoro, e successivamente  incendiati e devastati il circolo dei  ferrovieri, il circolo Carlo Marx e la sede  dell' "Ordine Nuovo". Sono uccisi 22 lavoratori e militanti socialisti, comunisti, anarchici; una ventina di feriti. Massacrato nella notte di terrore tra il 18 e il 19 l'anarchico  Pietro Ferrero, segretario dei metallurgici (FIOM), già animatore del movimento consiliarista, che legato a testa in giù dietro un autocarro viene trasportato per le vie della città dalla teppaglia fascista. Dopo la caduta del fascismo Brandimarte sarà mandato assolto al processo di Bologna nel 1952 e condannato poi dalla Corte d'Assise di Firenze, «riconosciuto colpevole di tutti i concorsi in omicidio», a 26 anni di reclusione «con il condono di due terzi più un anno della pena, secondo la legge». 



ISOLE - William S. Merwin

Ovunque guardo tu sei isole

una costellazione di fiori che soffiano sul mare

isole profondamente forestate montagnose e fuochi

profumati sull'oceano che luccica

alla radice un fuoco

tutta la mia vita desideravo toccare la tua caviglia

che scorre verso la sua spiaggia

mi areno in te

ascolto

ti vedo in mezzo a foglie immobili

riguardo di fonte rocciosa

presso il sole la luna e le stelle

cascate dell'isola ei loro echi

sono la tua voce le tue spalle il tutto di te eretta

e ti giri verso di me come se i tuoi piedi fossero nella nebbia

fiori uccelli i medesimi colori

del tuo respiro

i fiori volutamente hanno il tuo profumo

e gli gli uccelli costruiscono le loro piume

non per volare ma per

sentirsi come te

William Stanley Merwin (30 settembre 1927-15 marzo 2019) è stato un poeta americano che ha scritto più di cinquanta libri di poesia e prosa e ha prodotto molte opere in traduzione . [1] Durante il movimento contro la guerra degli anni '60 , l'arte unica di Merwin era tematicamente caratterizzata da una narrazione indiretta e senza punteggiatura. Negli anni '80 e '90, la sua influenza nella scrittura derivava dall'interesse per la filosofia buddista e l'ecologia profonda . Risiedendo in una zona rurale di Maui , Hawaii, scrisse in modo prolifico e si dedicò al ripristino delle foreste pluviali dell'isola.


LA CARTOGRAFIA

«L'infallibile compasso degli eserciti»

Alla formazione della cartografia militare di Stato si sono da sempre accompagnati tutta una serie di vincoli sul territorio, di servitù militari appunto. Cartografare un territorio ha significato controllarlo capillarmente, non solo perché finalmente il potere disponeva delle conoscenze necessarie ma già perché la rappresentazione cartografica - che non è copia della realtà ma interpretazione per certi fini - è specchio del potere, è il territorio dominato, militarizzato. Che la cartografia sia immagine trasparente del potere e non del territorio nella sua realtà oggettiva come continuano a credere i geografi, i militari l'hanno  sempre saputo. Storicamente il controllo sulla rappresentazione del territorio (o cartografia) è stata la stessa cosa del controllo militare sullo spazio. Un viaggiatore tedesco che - siamo ancora nel XVII secolo - si fermò a lungo in Liguria scriveva nel suo Newes Itinerarium Italiae (Jena 1627): «Savona, fortezza ...il viaggiatore stia attento a non far mostra di materiali di scrittura e di disegno se non vuole  rischiare la pena capitale, perché ciò facendo cade in sospetto e rischia d'essere senz'altro arrestato come spione» (J. Furttembach). Si sbaglierebbe chi ritenesse che questo tipo di vincoli su cose e persone siano storicamente legati ad un'epoca ormai superata in cui l'assolutismo degli Stati la faceva da padrone. Al contrario, in questa lontana epoca noi vediamo solo emergere un potere, che, pur cambiando forme e modi, è di fatto diventato sempre più esteso e forte, anche in epoche più "democratiche". In tempi molto vicini a noi, nell'Italia liberale dell'inizio secolo scorso, una guida turistica di grande diffusione prodotta dal Touring Club Italiano, riportava queste istruzioni in calce a un itinerario nelle Alpi Marittime: “Al Colle  di Nava sarebbe vietato portare macchine fotografiche, anzi il divieto  comincerebbe da Ormea, così pure al Colle di Nava è vietato introdursi nelle strade militari che partono dalla provinciale ed è anche consigliabile per evitare eventuali noie di non fermarsi con carte topografiche ad osservare il panorama (Guida  itineraria del T.C.I. sulle strade di grande comunicazione  dell'Italia, Italia Settentrionale, Milano 1901). In seguito, neppure lo Stato liberale rinuncerà ad utilizzare le capacità militari di controllo sociale e territoriale, che, soprattutto come risposta allo sviluppo del movimento operaio organizzato, continueranno ad affinarsi e potenziarsi anche prima della prova generale della guerra e dell'involuzione fascista. La storia del sapere geografico – quello strategico, necessario cioè per dare ordine alla società civile o per trasformarla radicalmente (e con essa lo stato) - costituirà una prima conferma. Una cosa è certa infatti: la Vasta Mappa continua a stendere la sua tela paziente sull'intero territorio e lo studio di queste Discipline Geografiche continua ad essere in auge. Considerata finita nel 1921 la Carta d'Italia al 100.000 (con rilevamenti al 50.000 e al 25.000) impiantata nel 1872, durante la seconda guerra mondiale, l'Istituto Geografico Militare propone la costruzione di una nuova "carta fondamentale dello Stato nella scala 1:5.000". Con queste motivazioni: “Nel secolo XX, col rapido evolversi dei procedimenti militari e delle attività civili, anche il 25.000 si è rivelato insufficiente. È fuor di dubbio la tendenza generale a procurarsi una maggiore abbondanza di particolari e una precisa definizione - geometrica ed altimetrica. Così per le zone adiacenti alle frontiere, per la fascia costiera, per le isole grandi e piccole, per i grandi centri urbani, per i complessi ferroviari e stradali, per gli obbiettivi più soggetti all'offesa area, per l'impianto aeronautico, per la rete delle trasmissioni, per la rappresentazione esatta del sistema alpino  dove la carta deve poter fornire tutti i dati di percorribilità, di sosta, di manovra, sfruttamento, ecc. dal fondo valle alle cime più alte, per i laghi, zone lacustri, lagune, ecc., dove la rete dei canali, le barene, i passaggi, i fondali devono risultare precisi per le acque correnti e sorgive il cui regime deve essere geograficamente rappresentato, per le colture, per l'assetto forestale, per l'insediamento umano, che esige la pronta identificazione dei singoli fabbricati e quartieri urbani, la indicazione degli impianti industriali: un panorama  vastissimo, insomma, che tutto interessa profondamente ed essenzialmente la difesa del Regno, la competenza strategica, tattica, logistica, addestrativa delle Forze Armate” (da «L'Universo» - Rivista dell'Istituto Geografico Militare,  giugno 1942, n. 5).


giovedì 6 giugno 2024

L’Anarchia nel XX secolo – Parte XXIII

1921 

13 maggio - Ridicolizzando i processi «contro la sicurezza dello stato» André Breton organizza alla Salle des Sociétés Savantes (Parigi) un «processo» allo scrittore reazionario Maurice Barrès accusato di «delitti contro la sicurezza dello spirito». 

31 maggio - Comincia alla corte d'assise di Dedham (contea di Norfolk) il processo contro Sacco e Vanzetti, imputati di rapina e duplice omicidio. I due anarchici si dichiarano innocenti. In luglio Sacco e Vanzetti sono condannati a morte. 26-30 luglio - Alla corte d'Assise di Milano processo e assoluzione di Malatesta, Borghi e Corrado Quaglino. 

Luglio - Al primo congresso dei Sindacati  Rivoluzionari, che si tiene nell'URSS e dal quale nasce il Profintern (Internazionale dei Sindacati  Rossi), suscita scalpore la scoperta che numerosi e noti anarchici sono stati arrestati e fanno lo sciopero della fame. I bolscevichi sono costretti a liberarne una parte notevole, che viene esiliata dall'URSS. 

Ottobre - Gli operai di Santa Cruz rispondono con scioperi, attentati a estancias, cattura di ostaggi, all'offensiva governativa e padronale. E in atto da diversi mesi una vera e propria guerriglia. Capi e attivisti sindacali vengono imbarcati e avviati a Buenos Aires, ove imperversa la Lega Patriottica Argentina che organizza violenze anche ai danni del quartiere ebraico (caccia ai «russi»). A Santa Cruz viene inviato un battaglione per riprendere il controllo della situazione, ma lo sciopero dilaga e investe anche Puerto Deseado, San Julan, Rio Gallegos. Tra gli operai, esasperati anche dalla notizia della condanna a morte di Sacco e Vanzetti, predominano le tendenze estremiste. Assalti e cattura di ostaggi s'infittiscono. Tra i guerriglieri spicca la figura di "El Toscano", un personaggio duro e risoluto che l'assemblea dei lavoratori ha già emarginato ma che è poi stato richiamato, perché lo sbarco delle truppe governative fa sentire la necessità di un fronte guerrigliero. A capo di un gruppo di 200 uomini, El Toscano (Alfredo Fonte, un italiano di 33  anni) inalbera la bandiera rossa e nera e procede alle «requisizioni» di cibo e armi per gli scioperanti. Un altro gringo spicca tra i guerriglieri, un altro italiano: José Aicardi, detto "El  68" dal  numero di matricola che aveva nel penitenziario di Ushuaia, considerato il comandante in capo (in realtà le decisioni sono prese, libertariamente, dall'assemblea diretta, a maggioranza). Segretario della Società Operaia di Rio Gallegos è un altro anarchico, lo spagnolo ventitreenne Antonio Soto, che dissente dai metodi di azione diretta di El Toscano. Ma la situazione precipita: Stati Uniti e  Inghilterra chiedono al governo l'esplicita protezione della proprietà, e il tenente colonnello Varela comincia la repressione spietata dei l

avoratori. Questi si organizzano militarmente e il comando viene affidato a un ex marinaio spagnolo detto "il colonnello” Ramòn Outerelo; un contingente è affidato a Soto, un altro all'uruguaiano José  Font, "Facón Grande" (Grande  Coltello). Privi di armi, isolati, i gruppi vengono accerchiati  e distrutti. Per la razzia di 27 cavalli un certo mister Bond fa fucilare 27 operai. Tutti i leader della rivolta sono uccisi. Solo  Facón Grande riesce a sconfiggere Varela. Gli promettono un'amnistia, e lui si presenta con un gruppo di operai. Tutti vengono massacrati. Il cadavere di José Font viene infilzato su uno spiedo e arrostito tra le grida di esultanza degli ufficiali, che poi si divertono a fare il tirassegno sui poveri resti. Alla fine di dicembre, uccisi 1500 operai, torna la pace sociale. I salari vengono dimezzati e scendono a 60 pesos mensili. Per oltre 25 anni non si parlerà più, nella regione, di contratti collettivi di lavoro. 

1922 

Muore a Boulogne-sur-Seine  Georges Sorel. Dopo il suo accostamento al movimento operaio (1893), aveva teorizzato lo sciopero generale rivoluzionario come arma per superare l'impasse della socialdemocrazia e abbattere lo Stato, aveva fondato (1895) e diretto il periodico "Le Devenir Social" e pubblicato L'Ethique du Socialisine (1899), Réflexions sur la violence (1908), Matériaux d'une théorie du prolétariat (1919), De l'unité du pragmatisme (1921). Nella sua opera il sindacato è visto non solo come strumento di emancipazione ma anche come simbolo di una nuova vitalità sociale, di un nuovo ordinamento morale. Avversario del determinismo socialista, deluso della sinistra, tra il 1910 e il '14 si accostò alla destra; si oppose  però all'interventismo e sostenne la rivoluzione sovietica e l'occupazione delle fabbriche in Italia. 

9-31 maggio - Alla corte d'Assise di Milano processo per l'attentato al Diana. Gli anarchici Giuseppe Mariani e Giuseppe Boldrini vengono condannati all'ergastolo; Ettore Aguggini a 30 anni, altri imputati a lunghi anni di reclusione. 


SANTA SANGRE - Alejandro Jodorowsky

Una didascalia avverte che “la vicenda e i personaggi di questo film sono ispirati a un drammatico fatto di cronaca realmente accaduto a Città del Messico

Il piccolo Fenix vive con disagio la sua infanzia nel circo guidato dal padre Orgo, dissoluto e ubriacone, nonché lanciatore di coltelli. Concha, la mamma di Fenix, acrobata trapezista, è a capo di una singolare setta religiosa dedita al culto di una presunta santa martire, a cui vennero tagliate le braccia dai suoi stupratori perché con esse cercava di difendersi. Gelosa, Concha, dopo aver assistito alla demolizione della sua chiesa da parte delle ruspe del proprietario del terreno, scopre la tresca tra Orgo e la passionale Donna Tatuata. Questa, a sua volta, l’abbiamo vista bistrattare con gusto la figliastra Alma, una gentile sordomuta che con Fenix ha stretto un profondo legame di solidarietà tra disillusi. Furente, Concha getta dell’acido sugli amanti, ma Orgo, reso pazzo dal dolore, usa i suoi coltelli prima per staccare di netto le braccia alla moglie e poi per sgozzarsi. La Donna Tatuata fugge portando con sé Alma, davanti agli occhi disperati di Fenix che in un solo momento ha perso tutto. Diventato adulto, Fenix è rinchiuso in un manicomio dal quale evade quando la mamma sbuca dal nulla per riprenderselo. I due iniziano una nuova vita artistica simbiotica, nella quale Fenix funge da “braccia” della madre in curiosi spettacoli all’interno di un oscuro teatrino. La fusione

tra i due è così perfetta che lei può lavorare a maglia e suonare il pianoforte. Ma nel clima fanatico della propria memoria per quella ragazzina seviziata, che un tempo venerava davanti a una piscina piena di acqua rossa, che Concha condiziona e travolge il figlio, impedendogli di amare, di essere libero e spingendolo a pugnalare femmine. Fenix uccide così, brutalmente, la donna tatuata, la quale è diventata una prostituta di infima classe, che affida a chiunque Alma, ormai cresciuta e nauseata dalla propria schiavitù, fino alla fuga. Felix la ritrova, l'affetto e i ricordi fra i due sono restati puri e perfetti, forse lei potrebbe salvarne la mente e riscattarne la natura e l'anima di uomo. Ma lui dovrà uccidere altre volte, anche un transessuale che si è portato in casa, seppellire sotto la calce le proprie vittime, prima di eliminare perfino quella madre carnefice e pazza. Santa Sangre, ovvero il ritorno di Jodorowsky al tramonto degli anni ottanta, si potrebbe definire la sua summa teologica-grandguignolesca , la quintessenza di tutte le locure che lo hanno reso celebre.
L’impressione è che il poeta mistico-crudele abbia deciso di offrire un film manifesto dei suoi umori, un film dizionario che riassumesse la sua genialità cinematografica. In Santo Sangre nonostante squarci allucinogeni a lui congeniali, l’andamento è più narrativo, scende a compromessi con le platee, specie quelle giovanili a cui il film è stato espressamente rivolto dall’autore. Santa Sangre ha succhiato ancora linfa vitale e macabri colori da Città del Messico,patria apocalitticadell’artista. 

“C'è tanta  gente a cui non piace il colore rosso. C'è una barriera sociale contro il rosso. Se tutta la violenza contenuta nei film non  mostrasse  il sangue, la gente l'accetterebbe.  La prima barriera contro questo   colore è il rosso dei semafori. Poi c'è il terrore comunista. E il ciclo mestruale.  E le emorroidi.” (Alejandro Jodorowsky) 



LA BARRICATA

La barricata Saint-Antoine era mostruosa: alta tre piani e lunga settecento piedi, sbarrava da un estremo all’altro la vasta imboccatura del sobborgo, che è quanto a dire tre vie; scoscesa, frastagliata, dentellata, spezzettata e merlata da un immenso squarcio, puntellata da contrafforti ch’erano da soli bastioni, spingendo in fuori qua e là delle sporgenze, possentemente addossata ai due grandi promontori di case del sobborgo, sorgeva come una diga ciclopica in fondo alla terribile piazza che ha visto il 14 luglio. E di cos’era fatta quella barricata? Del crollo di tre case da sei piani, demolite appositamente, dicevan gli uni; del prodigio di tutte le collere, dicevan gli altri. Era l’improvvisazione del subbuglio. To’! Ecco una porta! Ecco un cancello! Ecco una tettoia! Ecco uno stipite! Un fornello rotto! Una pignatta incrinata! Date tutto, gettate dentro tutto! Spingete, rotolate, vangate, smantellate, sconvolgete, abbattete tutto! Vi si vedeva la collaborazione del sasso del lastrico, della pietra da taglio, della trave, della sbarra di ferro, del cencio, del vetro spezzato, della sedia spagliata, del torso di cavolo, del brandello, dello straccio e della maledizione. Vi si scorgevano, in un caos pieno di disperazione, travicelli di tetto, pezzi di parete d’abbaino tappezzati, telai di finestre con tutti i vetri, piantati nelle macerie in attesa del cannone, camini divelti, armadi, tavole e panche, una confusione urlante e quelle mille cose della indigenza che lo stesso mendicante butta via, pieni ad un tempo di furore e di nulla. Si sarebbe detto il rifiuto d’un popolo, legno, ferro, bronzo e pietra, e che il sobborgo Saint-Antoine l’avesse messo fuor dell’uscio con un colossale colpo di scopa, facendo colla propria miseria una barricata. La barricata Saint-Antoine faceva arme di tutto; quanto la guerra civile può buttare in testa alla società usciva di là; non era più una battaglia, ma un parossismo. Le carabine che difendevano quella ridotta, in mezzo alle quali si trovava qualche trombone, lanciavano frantumi di ceramica, ossicini, bottoni di giubba e perfino rotelle di tavolino da notte, proiettili pericolosi, per via del rame. Aveva una cresta spinosa di fucili, sciabole, scuri, picche, bastoni e baionette; sotto l’impeto del vento, una bandiera rossa vi si agitava. Era un mucchio di spazzatura, ed era il Sinai. Le sue caverne, le sue escrescenze, i suoi porri e le sue gibbosità facevan la smorfia, per così dire, e sogghignavano in mezzo al fumo; la mitraglia vi svaniva nell’informe e le bombe vi si sprofondavano, inghiottite, e si inabissavano; le palle di cannone riuscivano solo a bucare i suoi buchi. A che scopo cannoneggiare il caos? ( Victor Hugo, I miserabili)  

È la ‘Cariddi del sobborgo di Saint-Antoine’, con sopra un ‘omnibus allegramente issato a forza di braccia’: cumulo di informe e deforme di oggettistica borghese, interni, arredi; immane e grottesca concrezione di spazzatura, resti di cibo, strumenti di lavoro popolari, su cui le palle di cannone affondano, ingoiate e digerite.

Il momento dell’insurrezione dunque è quello in cui, tra scherzo e tragedia, l’arte popolare parigina trova il modo di convertire a nuovo uso e consumo l’intera accozzaglia di oggettistica desueta ormai resa inutile dall’industrializzazione della vita quotidiana: un ‘colossale colpo di scopa’ di rifiuti e deiezioni, eretto a protezione della propria stessa sopravvivenza e autodeterminazione.