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giovedì 14 novembre 2013

Potere e impotenza delle medicina


Avendo toccato il culmine dell'efficacia e dell'inefficacia, la medicina cade dalle cime della pretesa essenziale per raccogliersi in una realtà esistenziale: il rapporto morboso dell'individuo con se stesso.
Il XIX secolo aveva consacrato come scienza dell'uomo l'arte del medicastro, riconoscendo con ciò meno il progresso del sapere che un rialzo delle quote sul mercato delle materie umane.
Nelle epoche in cui un migliaio di persone non valevano un chiodo di una bara, la reputazione del medico non superava quella del barbiere, del ciarlatano e del boia. E' stato necessario che la morale sparagnina dello sviluppo capitalista considerasse l'essere umano con l'attenzione prestata a una moneta di piccolo taglio perchè il guaritore, fregiatosi di un gergo universitario, si elevasse allo status di tecnico in  efficacia laboriosa, diventando, su domanda di una industrializzazione accelerata, l'esperto del corpo al lavoro. Mentre il plusvalore strappato ai ghetti operai stipendia il progresso delle ricerche, appare chiaro che l'oggetto di elezione delle scienze più rispettabili è, in generale, la macchina e, in particolare, la meccanica dell'uomo che la prolunga così utilmente. 
Considerate la popolarità raggiunta della medicina quando la macchina produttiva si è sdoppiata in una macchina consumistica, quando l'industria farmaceutica, avendo scoperto del proletariato un vasto mercato potenziale, ha democratizzato l'uso delle cure sanitarie.
Il medico era solo un uomo di prestigio, diventa indispensabile. la sua funzione si burocratizza, per il benessere di tutti, la sua missione non è più caritativa ma socialista. Milita in un organismo sanitario che, sotto il nome di Servizio sanitario, vigila per non lasciare senza rimedi quelli che lavorano ogni giorno a morire un pò di più.
Ciononostante il declino si annuncia. La routine burocratica, il potere dei monopoli farmaceutici, la frammentazione delle terapie specialistiche, concido con una sovraprotezione della salute che contrasta con il malessere nella civiltà. La diffidenza si accentua al contatto di una farmacopea che guarisce lo stomaco rovinando i reni ed è parte della stessa potenza industriale che snatura la terra e l'uomo in nome della felicità.
Aggiungeteci il fallimento dello Stato-protettore, ormai incapace di garantire una protezione sociale che il proletariato delle società mercantili avanzate metteva nel novero delle sue conquiste e delle sue acquisizioni durature.
In breve, una crescente abulia invade il mercato della morte 
e della malattia, e l'opinione in bilico tra la preoccupazione e il sollievo di vederlo scomparire, come un convalescente a cui si assicura che può camminare senza stampelle e che non osa crederci.

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