Sono stato in rivolta per tutta la vita, scrisse in una sua lettera. E per un giovane nero cresciuto nel ghetto, la prima rivolta è sempre il crimine. George ebbe la sua prima esperienza con la legge americana a quattordici anni, quando fu arrestato a Chicago per il furto di una borsetta. Da quel momento in poi la sua vita è stata un susseguirsi costante di arresti, riformatori, rilasci provvisori, e altri arresti ancora. A diciotto anni fu condannato per un furto di settanta dollari a un distributore di benzina. Il suo avvocato gli promise che si poteva giungere ad un accordo con il pubblico ministero, se George si fosse dichiarato colpevole di rapina di secondo grado. Dati i suoi precedenti, gli disse, questa era la sua unica possibilità. “Non insistere con la corte per un processo che costa caro, e loro ti daranno una pena minore”. Invece ebbe una condanna a tempo indeterminato: da un anno a una vita.
La primissima volta fu come morire. Soltanto per esistere in gabbia occorre un grosso riadattamento psichico. Quello di essere catturato era sempre stata la prima delle mie paure. Può darsi che fosse innata. Poteva essere una caratteristica acquisita nel corso dei secoli di schiavitù nera.
La svolta decisiva della sua vita si ebbe quando scopri Marx, Lenin, Trockij, Engels e Mao. Durante i primi anni di prigionia non studiò altro che economia e discipline militari. Conobbe i guerriglieri neri, George “Big Jake” Lewis, e James Carr, W.L. Nolen, Bill Christmas, Terry Gibson e molti altri. Tentarono tutti insieme di trasformare la mentalità del criminale nero nella mentalità del rivoluzionario nero.
Le approfondite indagini sociali di Marx e degli altri diedero ai carcerati la possibilità di sentirsi membri della comunità umana, e membri di una fratellanza rivoluzionaria.
Dedicarsi alla rivoluzione in carcere ha un significato particolare, e un prezzo particolare. Essere individuati come rivoluzionari dalle autorità carcerarie comporta il rifiuto quasi permanente di ogni libertà provvisoria, separazione dagli altri detenuti, celle di isolamento (in genere nel braccio di vigilanza speciale del carcere), trasferimenti da un carcere all’altro, pestaggi, cibo pessimo. Ti scende addosso l’intera forza repressiva e punitiva di un sistema completamente totalitario: IL CARCERE.
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