Translate

giovedì 1 ottobre 2020

LA POLVERIERA - Goran Paskaljevic

Belgrado, notte. Nebojsa, un tassista che fuma troppo, accompagna Mané, un uomo che ritorna dopo un lungo periodo passato all' estero ma non ha una meta precisa. Alex, giovane automobilista, guidando a velocità elevata, urta la macchina di Jean e poi, all'arrivo della polizia, scappa. Ma Jean lo raggiunge a casa e qui comincia ad alzare la voce, a rompere oggetti, a minacciare i genitori. In una palestra, due pugili si scambiano confidenze sui rapporti avuti con la moglie dell 'altro. Sembrano scherzarci sopra ma finisce che uno uccide l'altro. Dimitri, un ex poliziotto ormai invalido, al tavolo di un bar viene avvicinato dal tassista che, in un crescendo di accuse reciproche, gli rivela che é stato lui a farlo arrestare e a rovinargli la carriera. Su un autobus fermo al capolinea mentre il conducente sta bevendo un caffé, un giovane spazientito decide che é il momento di reagire, prende di mira i passeggeri, in particolare la giovane Ana, poi si mette alla guida e parte. Dietro una curva la corsa si infrange contro un palo. Intanto Mané, dopo essere stato in chiesa ad accendere un cero per i propri morti, va da Natalia, la sua ex fidanzata, nel tentativo di tornare con lei. Ma Natalia, troppe volte ingannata, non ne vuole sapere. Kosta, l'uomo con cui vive ora, sembra tenersi in disparte ma, quando capisce che Mané può avere qualche successo, lo colpisce a morte con un remo. Ana, scesa dall'autobus, racconta tutto al fidanzato George, che non ci crede e si arrabbia. Mentre camminano, vengono presi in ostaggio dalla banda di Topi, spietato trafficante clandestino. Il giovane che aveva preso l'autobus in ostaggio muore incidentalmente all'arrivo del conducente. Mentre Topi violenta Ana, George strappa la pistola al ragazzino della banda e uccide Topi. Il giovane scappa, arriva in un parcheggio dove altri stanno rubando benzina. Al trambusto, questi fuggono, il giovane li segue, il tassista pensa che sia il ladro e dà l'allarme. Gli abitanti del condominio scendono in strada e cominciano ad inseguirlo. Arrivato ad un cancellata,il giovane vi sale e diventa il bersaglio degli inseguitori. Dietro, il tassista si accende una sigaretta, getta il cerino in terra, la benzina caduta prende fuoco,esplodono le macchine e, di seguito, tutti palazzi vicini.

All'origine del film c'é un testo teatrale scritto da Dejean Dukovski, giovane autore macedone. Il regista, Goran Paskaljevic, é nato a Belgrado nel 1947 e morto a Parigi il 25 settembre 2020. "Ho letto la piece di Dejean -dice Paskaljevic- e mi ha colpito la sua forza. Sentivo il bisogno di affrontare un discorso sulla follia balcanica, sulla mia terra, sullo stato d'animo di gente tagliata fuori dal mondo, prigioniera del regime totalitario e dell'embargo. In queste condizioni chiunque può trasformarsi in una polveriera. E così é nato questo film, girato a Belgrado tra marzo e maggio 1998, per raccontare, in un sola notte simbolica, il labirinto in cui si é chiuso il mio Paese: un tunnel senza fine, senza speranza di luce".

"Bure baruta" (la polveriera) vuole rappresentare il momento difficile che sta attraversando il mio popolo. Ultimamente sono stati girati tanti film che sono incentrati sulla Bosnia. E' diventata quasi una moda. Volevo realizzare qualcosa di diverso, che parlasse dello stato d'animo dei miei connazionali, che descrivesse la grande tensione quotidiana che ci accompagna. Come dice uno dei miei personaggi siamo una polveriera pronta ad esplodere". 

"Tutto è stato girato a Belgrado. I permessi per le riprese non esistono. È un paese che vive nel caos. Nulla a che fare con i regimi dei paesi dell'Est a suo tempo. D'altronde non condanno soltanto chi sta al potere, ma tutta la classe politica, compresa la cosiddetta opposizione, che approfitta di quel caos e non cerca che a riempirsi le tasche. Se ne fregano. Ciò che può rovesciare il regime non è di certo un film, è soltanto la gente invadendo le strade, cosa che abbiamo fatto per tre mesi; la speranza è ritornata, era straordinario. Poi, tutto è stato spazzato via, oppure strumentalizzato. Dopo l'uscita del film, quando hanno letto le mie interviste, mi hanno trattato brutalmente da traditore del popolo serbo. Mi avevano lasciato girare tranquillamente, per puro lassismo; e le reazioni sono giunte soltanto quando hanno visto il risultato..."

Dopo la fine della Jugoslavia, Paskaljevic è costretto a lasciare il suo paese. Film di salutare sgradevolezza per le nostre coscienze narcotizzate.


Nessun commento:

Posta un commento