Non datemi fiori che orlino il cortile
con colori troppo puri per essere veri.
Non datemi luce solare non interrotta
dal tempo inclemente, luce che splende sull’erba
verde come nel primo giorno della creazione.
Non recatemi aromi irresistibili
e neppure i petali vellutati del desiderio della Terra.
Preferisco starmene seduto in un giardino sotto la luna
pieno di molle di materassi e di automobili arrugginite,
con cuscini schiacciati sparsi qua e là,
stufe elettriche abbandonate e telefoni a disco
tutti sporchi; e magari un orecchino smarrito
(che chissà quante potrebbe raccontarne) e le scarpe di mio nonno.
È a questi oggetti che mi sento più affine
e a coloro che li hanno fabbricati. Voglio ridere del giardino perfetto,
voglio maledirlo, prima che quei petali vellutati
mi risucchino, e prima che la Terra mi racchiuda silenziosamente
nell’ultima risata.
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