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giovedì 22 ottobre 2020

Un mondo dove la gratuità è peccato

In un mondo che proibisce assolutamente solo la gratuità, tutto è lecito fuorché il godimento. Agli occhi delle religioni, ogni piacere era peccato. Così, traducevano nel cielo della merce, Io sguardo  castratore della necessità di produrre. Ma tanto va il profitto che ormai i piaceri si emancipano dal peccato: si riacquistano comprandoli, e la loro apparente libertà è un assoggettamento ancora più grande all'economia resa alla sua verità terrena. Come il salariato, essi hanno il prezzo di costo di una vita di proletario. Non ci sarà emancipazione  del proletariato senza emancipazione  reale dei piaceri. Il godimento non ha frontiere, e noi intendiamo premunirci contro tutto ciò che tenta di limitarlo. Quando il desiderabile cede al necessario, noi lo sfuggiamo come un lavoro. Ciò che si accanisce a distruggerci ci indica assai bene che non c'è piacere all'infuori dell'affermazione della vita.                                            


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