Per prima cosa bisogna precisare che ovviamente non tutti gli antispecisti sono anarchici né l'antispecismo fa necessariamente riferimento ad un pensiero libertario, anzi si può dire che non esiste un solo antispecismo, ma declinazioni molteplici. L'antispecismo raggiunge consistenza e visibilità a partire dal testo di Peter Singer del 1975 intitolato Liberazione animale, sebbene a dir la verità una riflessione sull'animalità sia sempre stata presente sin dall'antichità, a partire ad esempio dallo scritto di Plutarco intitolato Del mangiare carne. Trattati sugli animali. Singer definisce lo specismo come “un pregiudizio o atteggiamento di prevenzione a favore degli interessi dei membri della propria specie e a sfavore di quelli dei membri di altre specie” affermando che un pregiudizio analogo è all'opera anche nel caso di discriminazioni intra-umane quali il razzismo e il sessismo. Più recentemente a questa definizione di specismo se ne è affiancata un'altra che considera lo specismo non più come un pregiudizio ma come un'ideologia giustificazionista per pratiche di oppressione dell'animalità. Lo specismo viene così definito (ad esempio da David Nibert) come “un'ideologia creata e diffusa per legittimare l'uccisione e lo sfruttamento degli altri animali”. In questo modo l'antispecismo abbandona il piano del pensiero astratto e argomentativo, volto a mostrare l'incoerenza del pensiero specista, e passa così al piano della prassi politica: non è più quindi un antispecismo morale ma diventa un antispecismo politico. Così facendo l'antispecismo lega l'interesse per la sorte degli sfruttati di altre specie alla critica del capitalismo, dell'antropocentrismo e del sistema di dominio, riuscendo così a difendersi dalle frequenti e sempre più numerose infiltrazioni del movimento di estrema destra nel movimento animalista e trovando invece un contatto col mondo libertario e anarchico. L'antispecismo rientra dunque a pieno titolo all'interno dell'anarchismo verde quando ha come obiettivo la liberazione animale (umana e non) e di conseguenza una nuova società libera, solidale ed egualitaria. L'antispecismo libertario e anarchico ha come fine la liberazione animale e ritiene che per raggiungere tale obiettivo sia necessario abbattere le barriere culturali e materiali che impediscono ai principi di eguaglianza, equità e rispetto, di cui è portatore, di potersi liberamente diffondere; ma poiché queste barriere sono le stesse che consentono a tutt'oggi il perpetuarsi dello sfruttamento dell'umano sull'umano, ecco che per l'antispecismo anarchico liberazione umana e liberazione animale non umana coincidono. Il dibattito sull'antispecismo è decisamente aperto e negli ultimi anni piuttosto vivace e interessante, così come interessante è ad esempio la significativa distinzione tra animalismo e antispecismo.
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