Che i moralisti denominino "impuri", "perversi", "abominevoli", o altrimenti, le manifestazioni sessuali che non rientrano nel loro criterio di ciò che è permesso o proibito, questo è convenzione o dogma. Noi ci porremmo dunque da un altro punto di vista per discernere se tale ricerca della voluttà sia morale o meno. Considereremo la questione secondo la nostra propria concezione della vita - come individualisti, "a modo nostro". Esamineremo se tale o talaltra pratica privi chi la compie del suo autocontrollo, o intacchi la sua personalità. In altre parole, l'essenziale per noi è che, una volta provato il godimento e raggiunto il piacere, l'individuo si ritrovi nel pieno possesso della sua individualità. Importa poco allora come il piacere viene generato o creato, purché vi sia stato piacere - mutuo piacere, piacere isolato o associato, piacere ottenuto senza costrizione o inganno, piacere sottomesso alla volontà di colui o di coloro che lo ricercano, lo realizzano, lo raffinano, lo complicano persino. Se i mezzi di godimento denunciati come viziosi, esecrabili, non conformisti, fuori dalla natura, non sminuiscono colui o coloro che se ne servono o ne approfittano, sono NORMALI: altrimenti sono anormali. Questo non ha niente a che vedere con il grado di ripugnanza o di orrore che possono ispirare a dei cervelli che pensano o ragionano sotto l'influenza dell'educazione religiosa o laica, che credono al peccato originale o quello civico. L'individuo normale è per noi colui che per vivere, da solo o insieme ad altri, per vivere la propria vita, l'intera sua vita, sia abbastanza se stesso da considerare come inutile la morale imposta dagli agenti della Chiesa o dagli impiegati dello Stato.
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