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giovedì 2 giugno 2022

Franco Serantini – Cinquant’anni fa (5)

PISA, 10 maggio

Il funerale di Franco apparteneva solo ai suoi compagni di lotta . E per questo non abbiamo dato retta a quanti ci accusavano che noi volevamo fare sempre e solo di testa nostra e che ci avevano detto che volevamo speculare anche sulla morte di Franco. Per i burocrati Franco era stato la vittima casuale della situazione, senza portare responsabilità di quello che era accaduto. Si era trovato per caso coinvolto negli incidenti di piazza e la violenZa l'aveva travolto, i calci del fucile della polizia l'avevano massacrato. Ma noi non volevamo nasconderci, volevamo ribadire la nostra e la sua responsabile presenza nelle strade di Pisa, venerdì. la sua, di compagno anarchico che ha ancora la forza, dopo essere stato massacrato durante gli scontri e poi in questura, di rispondere all'ipocrisia di un giudice che cerca di lavarsi la coscienza, che lui in piazza c'era perché ci credeva, ci credeva perché era un anarchico. Se le idee politiche erano diverse, la logica sua era la nostra. Il suo corpo ci apparteneva. Inconcepibile che l'abbiano dato al direttore dell'istituto Thouar, che poi non abbiano nemmeno acconsentito all'allestimento della camera ardente nell'istituto come i compagni di Franco richiedevano. Quando nella tarda mattinata di martedì è arrìvata improvvisa la notizia che i funerali avrebbero avuto  avuto luogo lo stesso giorno, nel primo pomeriggio, a partire dall'istituto di medicina legale, i compagni hanno deciso di non cambiare la loro decisione: di partire da piazza S. Silvestro, allineati dietro ai compagni di Franco dell'Istituto Thouar. Il corteo che abbiamo cominciato in 3.000 si è ingrossato lungo le strade cittadine per arrivare in 5000 davanti all’Istituto di medicina legale . La bara è stata sorretta a turno dai compagni di Franco dell'istituto e da compagni anarchici. Accanto alle facce note, ne vedevamo molte altre: alcune, di compagni di base del PCI, del PSIUP, persino del PSI ci facevano piacere. Altre, che in genere stavano ai bordi della strada, ci piacevano meno. Che ci stavano a fare il sindaco, gli onorevoli del PCI, i burocrati del 
sindacato in un corteo come questo? Dinanzi al cimitero migliaia di compagni hanno alzato il pugno e poi hanno cantato l'inno degli anarchici “Figli dell'officina, figli della terra, già l'ora s'avvicina della più giusta guerra”. (Lotta Continua del 1
1 maggio 1972)  Ai funerali del ventenne anarchico partecipa

una folla di pisani — non soltanto quelli che lo avevano conosciuto ed apprezzato — oltre ai compagni in libertà che gli avevano voluto bene e che ne piansero la perdita. Il magistrato Funaioli emetterà avviso di reato per omicidio colposo nei confronti del  medico del carcere, e si darà da fare per l'individuazione e l'incriminazione dei massacratori. Ma a Firenze c'è il Procuratore generale Calamari che, in coincidenza con questi fatti, chiede l'allontanamento dalle loro funzioni di ben cinque magistrati, evidentemente  scomodi, tra i quali il Funaioli. Anche la Corte d'Appello  di Milano, in quel momento, tende a sbarazzarsi di altri giudici egualmente indesiderati. Che si voglia affossare il procedimento contro gli assassini di Franco sembra indubbio; ma non  si tratta solamente di questo. Un clima poliziesco investe tutte le istituzioni e gli organi dello Stato, e tutti coloro che sono integrati nel potere fanno a gara nel mettere il morso alle libertà democratiche ancora permesse. Un disegno di  legge governativo prevede  l'attivazione del fermo  di polizia e più ampi poteri discrezionali alla magistratura, mentre le questure si danno particolarmente da fare per reprimere qualunque iniziativa di contestazione popolare, soprattutto da parte di studenti e di operai; il caso di Torino è emblematico: in un sol colpo ne sono indiziati di reato ben 807! È, del resto, il clima politico nel quale fioriscono i Restivo, i Guida, i De Peppo, gli Amati, gli Occorsio, i Cudillo, gli Allegra, i Catenacci, (ma anche quel Nicolò Amato, ineffabile P.M. al processo contro l'editore Savelli, reo di aver pubblicato "Strage di Stato"), ecc.: lo stesso clima nel quale "Umanità Nova", per merito di alcuni di questi vigili e fedeli servitori dello Stato, o di loro compari, accumula  denunce, processi e condanne per "diffusione di notizie false e tendenziose", per "calunnia", per "diffamazione", per "vilipendio" (ovviamente, soprattutto, per aver smascherato precise macchinazioni, mosso circostanziate denunce, prospettato ipotesi realistiche o formulato deduzioni logiche con l'unico difetto di non essere conformi alle corrispondenti verità di Stato).



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