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giovedì 5 ottobre 2023

SUKEBAN

Il termine sukeban deriva dall'unione delle parole suke (ragazza) e banchò (capo) e se all'inizio si riferiva solamente alle leader delle gang, ha poi iniziato a rappresentarle in senso globale, soprattutto presso i mass media. Quando si parla di sukeban si indica un fenomeno di delinquenza giovanile con protagoniste sole ragazze che ebbe la sua origine negli anni Sessanta. Quelle che dapprima si presentavano come gang scolastiche ribelli in conflitto con le norme scolastiche particolarmente restrittive, in seguito si trasformarono in gruppi di maggiore rilevanza sociale coinvolti in atti criminali che non potevano essere ignorati, e che mobilitarono forze di polizia ed istituzioni. In ambito sociale, il termine comincio ad essere utilizzato negli anni Sessanta per definire i membri di una banda criminale femminile (l'equivalente di banchò utilizzato per identificare i membri delle gang maschili), e usato per identificarne sia il capo, sia, in seguito i membri di una gang in generale. Nel corso degli anni Sessanta, la criminalità giovanile femminile (con annessi episodi di aggressioni di gruppo, taccheggio, e linciaggio), aumento a livelli esponenziali raggiungendo l'apice piu alto del periodo postbellico, con un tasso corrispondente a meno del
10% nel 1965 che sali nel corso degli anni Settanta fino a raggiungere il 19% nel 1981. Fumare nei bagni della scuola fu uno dei primi segni di delinquenza a diffondersi fra le ragazze, ma ben presto le gang cominciarono a proliferare con l'efficacia di un virus e a costruire la propria gerarchia degna di una vera banda criminale. Il fenomeno sukeban raggiunse una popolarità talmente elevata da toccare una quota di ventimila membri. Una delle piu pericolose sukeban mai esistite: K-Ko The Razor, leader a capo di una gang di cinquanta ragazze. Il nome di K-Ko the Razor derivava dalla scelta della sua arma personale, un rasoio, per l'appunto, e divento una leggenda. Le sukeban furono una vera e propria anomalia nella cultura criminale sessista e maschilista giapponese: nella yakuza infatti la componente femminile è praticamente inesistente e quelle poche presenti non hanno alcuna autorità. Ma gli anni '70 furono la culla di femminismo e di idee liberali, quindi anche le donne si sentirono libere di essere promiscue, ardimentose e violente come gli uomini. Le ragazze volevano dimostrare che la femminilità e la forza non si escludevano a vicenda e per questo portavano con orgoglio l'uniforme scolastica alla marinaretta, la classica "fuku" però modificata. La gonna divenne insolitamente lunga, in segno di protesta contro il ritratto sessualizzato delle adolescenti che andava all'epoca per la maggiore; era uno strumento di protezione con cui le ragazze dichiaravano che la loro esistenza non era legata ai desideri degli uomini. I mocassini furono sostituiti dalle sneakers Converse; la camicia a volte era tagliata per esporre l'ombelico, un fazzoletto da marinaio era annodato sotto il collo e i calzini erano colorati e morbidi. Il trucco poteva esserci ma le sopracciglia dovevano essere sottilissime e i capelli erano vistosi, colorati oppure con la permanente. E sotto a tutto questo, le sukeban nascondevano rasoi e catene. E anche dopo aver finito il liceo, continuavano a proclamare l'appartenenza al loro stato di sukeban ricamando rose e messaggi anarchici sulla stoffa, prendendo ispirazione dal movimento punk britannico.



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