Non è piacevole sperimentare atteggiamenti e comportamenti sessisti da parte dei compagni. La frustrazione e la delusione che ne conseguono giustificano, da parte delle donne, la tendenza ad uscire dai gruppi in cui vi sono anche uomini, per formare organizzazioni femminili separatiste. Tuttavia la soluzione separatista - che offre un'alternativa immediata e appetibile all'ira e alla frustrazione - è un errore, sia dal punto di vista teorico che sul piano pratico. Una politica settaria, fondata sulla divisione tra i sessi o su qualunque altro elemento di separazione, può diventare facilmente paranoica, e come tale può essere relegata ai margini, privata di ogni rilevanza. Non posso fare a meno di concordare con il punto di vista espresso dal "Manifesto anarco-femminista" dell'ANORG (Federazione anarchica della Norvegia), nel quale si legge tra l'altro: "Un anarchismo serio dovrebbe essere femminista, altrimenti sarebbe soltanto un mezzo anarchismo patriarcale, non un anarchismo vero. Garantire la presenza del fattore femminista dell'anarchismo è compito delle anarco-femministe. Senza femminismo non ci sarà anarchismo". Per parte mia aggiungerò che non ci sarà mai un vero, efficace femminismo senza anarchismo. Emma Goldman sarebbe d'accordo con me, perché era convinta che il femminismo non potesse sviluppare una teoria e una prassi libertarie isolandosi dalla più vasta lotta per la liberazione dell'umanità. Nella biografia "Emma Goldman: An Intimate Life" Alice Wexler riporta queste sue parole: "Ho polemizzato con le femministe... perché la maggior parte di loro considerava la schiavitù della donna come qualcosa di separato dal resto dell'umanità". La Goldman era convinta che "nonostante le linee di confine artificiali tracciate tra i diritti delle donne e quelli degli uomini... esiste un punto nel quale queste differenziazioni possono incontrarsi e fondersi in un insieme perfetto". Il pericolo che si annida in un femminismo inteso come politica orientata esclusivamente all'emancipazione della donna è, ovviamente, il riformismo politico e sociale. Come la Goldman stessa sottolineò, nel criticare il movimento suffragista, la conquista del voto da parte delle donne non rappresenta una minaccia per il sistema dominante - semplicemente, lo rafforza. La liberazione presuppone una trasformazione radicale dell'intero ordine politico, economico e sociale. Se questo obiettivo ultimo pare irraggiungibile, dobbiamo ugualmente pensare e agire secondo questo ideale necessariamente utopico. Si tratta di vivere creativamente, di sviluppare fantasie creative, fantasie necessarie, non avulse dall'area delle possibilità razionali. Secondo Alice Wexler, la Goldman "diede una dimensione femminista all'anarchismo e una dimensione libertaria al concetto dell'emancipazione della donna". Si adoperò perché gli anarchici riconoscessero al sesso la sua natura politica, ovvero comprendessero che una completa libertà sessuale e riproduttiva è requisito essenziale dell'emancipazione femminile. Questo concetto non sarà mai ribadito abbastanza nelle discussioni sul femminismo e sull'anarchismo, perché un'analisi più approfondita della politica della sessualità rivela l'intricata complessità dell'esperienza umana,- in termini di pensiero, sensazione e azione. Ora dobbiamo pensare sensitivamente. Ciò ci costringe a ripensare la natura della rivoluzione come processo, come prassi mutativa del pensiero, del sentimento e dell'attività sociale collettiva.
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