Opporsi all’informatizzazione del mondo implica ovviamente considerare che ciò è possibile – e perfino pensabile. Ciò suppone anche di trovarlo sensato e perfino desiderabile. La nostra dipendenza dagli schermi, e la concomitante riduzione delle nostre vite a una riserva di informazioni, pone almeno quattro grandi problemi politici: le imprese economiche stanno aumentando considerevolmente la loro influenza su di noi; il potere sociale tende a concentrarsi in maniera straordinaria; il lavoro è più facilmente sfruttabile dal capitale; la catastrofe ecologica in corso è chiaramente aggravata dalla crescita esponenziale delle tecnologie cosiddette “immateriali”. Come si vede, non si tratta di questioni estetiche, di partiti presi sensibili o filosofici, che possono del resto legittimamente entrare in gioco nel giudicare un mondo dove macchine, algoritmi e procedure impersonali occupano sempre più posto. Si tratta di problemi politici essenziali, davanti ai quali nessun sostenitore del progresso sociale e umano – dell’uguaglianza e della libertà – può rimanere indifferente; e ai quali un numero crescente di nostri contemporanei è effettivamente sensibile, anche se ciò non porta per il momento a un rifiuto massiccio della chincaglieria elettronica.
È un tale cambiamento di orizzonte quello che suggeriscono le recenti scaramucce intorno ai progetti per la completa informatizzazione del mondo: non più aspettare un ipotetico rovesciamento o indebolimento del capitalismo per discutere di tecnologie desiderabili o accettabili; ma cercare di prevenire qui e ora il peggioramento delle disuguaglianze, l’aumento del potere dei gruppi dirigenti e il declino della libertà, mettendo in panne degli ingranaggi essenziali del sistema attraverso strategie di disobbedienza civile. La proposta di ridurre massicciamente l’uso delle tecnologie avanzate e di lottare contro le politiche pubbliche che le promuovono non riguarda semplicemente una questione morale (morale sanitaria, morale ecologica, morale “esistenziale”, ecc.); è anche una proposta strategica, che scommette che opporsi individualmente e collettivamente all’informatizzazione delle nostre vite può permetterci di uscire dall’impotenza, di riconquistare una presa sul mondo, una leva per nuocere finalmente ai potenti.
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