Ciò che verrà
sono monti in fiamme di voglia di vivere
e uccelli che canteranno con voce sottile e forte
la resurrezione della terra.
Ciò che verrà
sono tuoni di voci
gridate sugli abissi della città, un tempo grondanti veleno,
con la forza del ronzio di tutti i sensi:
«Noi conquistiamo di nuovo il nostro pianeta
rompiamo le immagini di noi nei rigidi elaboratori elettronici
di cemento.
Siamo il nuovo popolo
cantiamo le nostre anime
cosicché la mediocrità degli ingannatori e dei potenti
finirà in pezzi e in angoscia.
Noi siamo la nuova chiarezza
conquistata nella lotta contro le macchine
noi siamo la nuova forza creativa
che crea bellezza ed eternità
dalle rovine del vecchio
nella tecnologia, nella natura
nella scienza, nell’arte
nell’accordo…
(nella città, nello spazio!)»
Ciò che verrà
sono vittoria e saggezza
conquistate col canto del bambino
sul segnale elettrico del fiore.
Ciò che verrà
è il nuovo/vecchio
l’estraneo/evidente/sconosciuto
la consapevolezza della coesione del tutto
trovata nell’amicizia e nelle parole
tra le stelle e il popolo del mondo.
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