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giovedì 30 gennaio 2025

L’Anarchia nel XX secolo – Parte LIII

1950 

Nel 1909 lascia il suo Vallese, si arruola in piccole compagnie di buffoni che girano per le campagne scambiando spettacoli con vitto: un palco improvvisato all'aperto, sulla piazza del villaggio, barzellette piccanti per denunciare lo sfruttamento dell'uomo e satireggiare i re e i preti. Clovis ha scolpito un teatro di burattini, che anima lui stesso. Tre anni di nomadismo militante per le strade della Lombardia, che gli servono per imparare a fondo l'italiano e per conoscere la situazione sociale del regno, in cui il popolo si alimenta di polenta, mentre la «pellagra» fa strage. Clovis ne vede da vicino gli effetti a Pavia. Ma conosce anche, sempre più a fondo, la solidarietà dei lavoratori. In memoria di quel duro ma affascinante periodo, chiamerà Pavia una delle sue figlie. Torna nel  Vallese deciso a scuotere il giogo «padronale, governativo e clericale». Vuole «far uscire la politica dalle cantine e dalle sacrestie». Alla vigilia della prima guerra mondiale fonda con un pugno di amici sindacalisti, anarchici e liberi pensatori un piccolo giornale indipendente, stampato nella Stamperia cooperativa delle Unioni operai di Ginevra: "Le Falot", quattro pagine di cui una in italiano, "Il Fanale". Il primo numero esce il 10 maggio 1914, a Vouvry. Per quanto fortemente condizionato dal populismo e dal culto del lavoro tipici dell'epoca, è come un faro di luce improvvisa nelle tenebre del Vallese. Una luce che splenderà per otto anni, nonostante persecuzioni e boicottaggi d'ogni genere da parte delle autorità. Nel 1916  Pignat è imprigionato per due mesi come obiettore politico. Ma lui continua ad agire da internazionalista fervente, denunciando le atrocità del militarismo, le speculazioni e la miseria delle famiglie dei mobilitati. Solido, dolce nei rapporti umani, Clovis resta un inflessibile militante di base. Non vuole «fare carriera», diventare deputato. Collabora a "La Voix du Peuple", organo dei sindacati federalisti della Svizzera romanda, a "Libre Pensée Internationale", alle pagine francesi e italiane del giornale anarchico "Il Risveglio - Le Réveil", animato dal tipografo libertario Luigi Bertoni. La sua conoscenza  dell'italiano lo porta verso la «Muraria», il sindacato diffuso nella Svizzera tedesca che raggruppa soprattutto gli stagionali italiani, muratori e manovali. Il suo principale animatore è Augusto Vuattolo, un vecchio minatore diventato instancabile difensore dei diritti calpestati dei connazionali. Nel 1921 nasce, per iniziativa di sindacalisti tedeschi, la FLEL (Federazione Lavoratori Edilizia e Legno) e, il 21 ottobre  1922, "L'Ouvrier du bois et du batiment", organo ufficiale di lingua francese della FOBB di cui Clovis manterrà la responsabilità, assieme al segretariato romando, fino al 1946. S'affianca intanto a Pignat un giovane libertario, Lucien Tronchet, nato a Ginevra nel 1902. Tronchet ha sedici anni

quando, nel novembre del 1918, la truppa è mobilitata contro lo sciopero generale che paralizza la Svizzera. La truppa spara: morti e feriti tra gli scioperanti. Il giovane Tronchet, come già un tempo il giovane  Pignat, fa la sua scelta: diventerà sindacalista libertario, e come il suo maestro, sarà obiettore  politico quando la guerra mondiale tornerà a insanguinare il mondo. Tronchet andrà a combattere in Spagna nelle formazioni anarchiche, collaborerà con Pignat nell'appoggio alla resistenza italiana antifascista, diverrà nel dopoguerra infaticabile segretario della Camera del lavoro di Ginevra e resterà sempre al fianco dei lavoratori italiani immigrati. Sono Pignat, Augusto Vuattolo e Lucien Tronchet che dirigono l'importante sciopero «selvaggio» scoppiato il 19 maggio 1928, e che termina vittoriosamente dopo 15 giorni di scontri. Per la prima volta nella Svizzera romanda dopo il 1920 gli imprenditori dell'edilizia devono accordare una convenzione collettiva di lavoro, che comprende la riduzione della durata del lavoro, il rispetto degli orari e la fissazione di un minimo salariale. «Selvaggio » perché deciso e attuato dalla base, lo sciopero non riceve alcun appoggio finanziario da parte della Federazione, nonostante le pressioni di Pignat, che deve assumersi la piena responsabilità della lotta. Nell'esistenza di Pignat come del suo discepolo e biografo Lucien Tronchet (che nel 1971 pubblicherà a Losanna Clovis Pignat - Una vocazione sindacale internazionalista)  si possono vedere le caratteristiche di un filone libertario svizzero del nostro secolo, che dalle iniziali posizioni anarchiche evolve via via verso forme d'intervento sociale sempre più all'interno del sindacalismo, e in cui anche l'originaria tensione anarco-sindacalista si stempera in una visione riformistica che pure conserva ancora le vestigia dell'azione diretta e dell'autonomia di base. Si tratta di un «secondo tempo» del sindacalismo, in cui le antiche idee restano come semplice punto di riferimento (sovente retorico), e in cui predomina un empirismo volto alle realizzazioni immediate, legato agli equilibri interni del sistema. 


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