Bandiera americana su tutto lo schermo. Le immagini del nero Rodney King massacrato a bastonate e calci dalla polizia californiana. Il vessillo che prende fuoco, s'infiamma, brucia, si consuma, svanisce. Malcom X, storia della vita durata trentanove anni del leader nero che negli anni Sessanta venne considerato predicatore della violenza in contrapposizione alla non-violenza di Martin Luther King. Il film è diviso in due parti. La prima parte è la storia, dagli anni della seconda guerra mondiale, d'un ragazzo nero bello e cattivo, elegante e delinquente: il ricordo delle persecuzioni razziste subite da bambino nella casa del padre, vetri spezzati fuoco spavento; i capelli crespi stirati e tinti di rosso (dal barbiere e amico Spike Lee), gli abiti colorati e vistosi da ruffiano, l'allegria della giovinezza; le serate a ballare; la felicitià revanscista per le vittorie del campione nero Joe Louis; l'amante bianca, l'alba con lei sullla spiaggia alla musica struggente di My Prayer; la malavita a New York, scommesse clandestine, smoking, cocaina, truffa, night-club, rapine nelle case dei ricchi fino all'arresto, alla prigione. La seconda inizia con la conversione in prigione di Malcom x alla dottrina islamica, la devozione e più tardi il conflitto col Maestro e con il gruppo Nation of Islam, l'attenzione persecutoria della Cia, la crescita come predicatore religioso e leader politico, tutto
diventa agiografia nobile, prende il sopravvento quella parola didattica certo socialmente rilevante, essenziale per il pubblico nero. Assistiamo a Malcom X che guida il suo piccolo esercito musulmano disciplinato, efficiente, allarmante; lo scontro con le buone volontà della sinistra bianca, «Cosa possiamo fare?», «Nulla»; la sequenza dell'attentato, con la tristezza della premonizione di morte, i segni della fine, il caos della sparatoria tra sedie rovesciate e gente terrorizzata immagini in bianco e nero della cronaca reale arricchiscono e concludono il film.
La pellicola, nonostante tutte le controversie, non è una propaganda politica, né un’indagine sociologica. Da subito Malcolm X si dichiara come “Non democratico, non socialista, non repubblicano”, ma prima di tutto un uomo di colore e in quanto uomo di colore, impegnato nella lotta per i diritti della gente come lui. Le parole di Malcolm X, i suoi discorsi incendiari riportati quasi testualmente nel film, sono capaci di travalicare i confini statunitensi e sottolineano quale sia il lascito più importante alle generazioni a venire: non vergognarsi di essere nati neri, non fingere di essere quello che non si è per farsi accettare, nel quadro di una nuova assertività morale con se stessi, prima che con il mondo. Da qui il desiderio di rinascita, come chiedeva idealmente di fare a tutti gli afroamericani.
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