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giovedì 27 novembre 2014

La TAV della tirannia

I promotori del disastro arrivano ora essi stessi a deplorare la degradazione della vita alla quale siamo giunti. Unendosi ai piagnistei, proponendo perfino i loro servigi (secondo il principio del racket) per rimediare illusoriamente a quanto hanno realmente distrutto, tentano di far dimenticare la loro parte preponderante nel saccheggio. Continuano così ad insinuare che se il corso dell’Economia sfuggisse visibilmente a tutti, nessuno in particolare ne trarrebbe vantaggio e avrebbe interesse al proseguimento di questa demenza. I più falsi, pensiamo ai politici, il cui compito principale consiste nel persuadere le popolazioni che è loro interesse affidarsi totalmente a loro e ammettere che le loro scelte arbitrarie servono l’interesse generale, hanno l’impudenza di atteggiarsi a servi devoti che si fanno carico nell’avversità dei problemi collettivi; sono gli stessi ovviamente che mandano l’esercito quando la società pensa a percorrere strade diverse dalle loro. E proclamano poi, dopo aver annientato le prospettive che si formavano, che nient’altro è possibile e che è irresponsabile voler mettere in discussione la sottomissione di tutta la vita agli imperativi dei loro affari.
Per far accettare il tracciato della TAV e per dissimulare i loro banali interessi nell’affare, la propaganda dei decisori dispone di una vasta tavolozza di menzogne; appoggiandosi talvolta a menzogne antiche per forgiarne di nuove, mettono in luce l’arbitrarietà iniziale e così l’enormità a cui giungono: sicché, se si crede che senza Economia non si può vivere in società, e se si ammette poi che senza TAV l’Economia s’infiacchirebbe, bisogna logicamente concludere che senza TAV non si potrebbe più vivere in società.
È questo il nodo nevralgico del conflitto sul tracciato, poiché gli oppositori sono persuasi con ragione, del contrario, cioè che la società si decompone sotto i colpi di tali installazioni. 
L’unico interesse generale che meriti di essere discusso in questo inizio di secolo, è il tentativo di mettere fine al saccheggio della vita, e non di guadagnare qualche decina di minuti per attraversare l’Europa. E l’unica crescita che valga la pena di affermare è quella, qualitativa, dell’esistenza umana, l’unica che permetta di uscire da questa oscura preistoria economica.

Libertà per Chiara, Claudio, Mattia, Niccolo' 

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