Il fascino della proposta di Ctcheglow, era l’idea che la costruzione di un mondo rinnovato non dovesse partire da una nuova forma di architettura, intesa come tecnica costruttiva, ma da un inedito sentimento del tempo e dello spazio; rompere le abitudini, i condizionamenti della vita quotidiana; esplorare i quartieri per vedere che effetto fanno sui nostri sentimenti, frequentare gli spazi pubblici dove gli incontri sono possibili: in attesa di poter costruire le "città del sogno", dove le passioni si libereranno, bisognava nel frattempo stravolgere ed appassionare quelle esistenti. Per lunghi anni i situazionisti lottarono così per dimostrare concretamente che "l’idea borghese di felicità" era letale, che il capitalismo stava barattando "la garanzia di non morire più di fame con la certezza di morire di noia", come scrissero un anno prima dell’esplosione del maggio 1968, riproponendo la questione già posta così quindici anni prima da Chtcheglov quando aveva sottolineato che "tra l’amore e lo svuota-rifiuti automatico la gioventù di tutti i paesi ha scelto e preferisce lo svuota-rifiuti". All’inizio degli anni Sessanta, dopo qualche tentativo fallito di costruzione di ambienti e città, i situazionisti si resero conto che il condizionamento del potere correva troppo veloce per i tempi di un progetto simile. Da quel momento si dedicarono all’analisi spietata di quella che Guy Debord chiamerà la "società dello spettacolo", per offrire alle persone le armi della critica con cui comprendere e insorgere contro l’intero sistema economico, sociale e politico del moderno capitalismo.
Da quella analisi di cui oggi tutti celebrano la lucidità e la lungimiranza, verranno le scintille per le barricate del maggio francese e tanto altro.
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