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giovedì 16 novembre 2023

Il biennio rosso e la lotta contro il fascismo – Luigi Fabbri

La guerra aveva avuto l'effetto, tra l'altro, di mettere in movimento enormi masse di uomini, e di creare grandi aspettative e speranze, alimentate dalle stesse promesse dei governi. Con la fine del conflitto le agitazioni economiche e politiche, per anni compresse, risposero con enorme virulenza in ogni paese. Lo scoppio della rivoluzione in Russia aveva acceso d'entusiasmo il proletariato d'occidente e anche in Italia la parola d'ordine divenne "fare come in Russia". In realtà gli avvenimenti russi riproponevano in termini di drammatica attualità il problema tipicamente anarchico della difesa della libertà nella rivoluzione. Nel movimento anarchico, contagiato anch'esso inizialmente dall'entusiasmo per la rivoluzione vittoriosa, subentrarono ben presto le cautele e i distinguo nei confronti del nuovo potere dittatoriale, e infine, quando arrivarono notizie attendibili sulle persecuzioni cui erano oggetto in Russia i rivoluzionari non bolscevichi, si giunse all'aperta condanna. Ancora una volta fu Fabbri a distinguersi particolarmente nell'opera di necessaria chiarificazione del concetto anarchico di rivoluzione e nella polemica coi bolscevichi russi e con i loro epigoni italiani confluiti nei Partito comunista. Destreggiandosi con abilità nella delicata situazione del momento, sorretto dal suo grande equilibrio, Fabbri rimise la discussione sui suoi binari storici, cioè sulle sostanziali differenze fra anarchismo e bolscevismo, e fissò i termini della "querelle" tra le due correnti "discriminando il moto rivoluzionario russo dall'apparato statale sovietico e attaccando i comunisti, senza tuttavia nulla concedere all'anticomunismo preconcetto dell'opinione pubblica borghese". Questa battaglia, condotta principalmente sulle colonne della rinata Volontà e di Umanità Nova quotidiano, trovò una sistemazione organica nel libro Dittatura e rivoluzione, (1921, ma già pronto l'anno precedente), forse l'opera più importante di Fabbri, in assoluto uno dei testi più significativi della letteratura politica anarchica. Notevole anche la polemica a distanza condotta da Fabbri con alcuni dei più prestigiosi dirigenti bolscevichi, tra cui Bucharin, in risposta al quale scrisse l'opuscolo Anarchia e comunismo "scientifico". La spinta rivoluzionaria delle masse stava intanto rifluendo, lasciando spazio alla reazione fascista. Fabbri, il cui impegno durante la fase montante rivoluzionaria si era esplicato soprattutto sul piano dell'organizzazione anarchica, con l'apporto determinante dato alla fondazione e alla vita dell'Unione Anarchica Italiana, colse rapidamente il pericolo rappresentato dal fascismo emergente, e ne seppe analizzare con grande acutezza i caratteri fondamentali. Con l'opuscolo La Controrivoluzione preventiva, (1922), in cui il successo reazionario trovava una spiegazione alla luce soprattutto delle debolezze strutturali e degli errori soggettivi dello schieramento proletario, egli sviluppava un'analisi del fenomeno "tuttora valida e riscontrabile, anche a distanza di quasi cinquant'anni, in sede di storiografia contemporanea". Dalla collaborazione con Malatesta nasce la rivista Pensiero e Volontà (1924-26), momento di riflessione e di sintesi di elevato valore intellettuale ed etico.


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