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giovedì 30 novembre 2023

L’Insurrezione che c’è in te

Chi non si è sentito, almeno una volta affondare, nel freddo del cuore, un coltello più freddo, da qualcuno che gli ingiungeva di uscire da sé per venire a congiungersi coi “destini generali”? Una insurrezione è storicamente delimitata. Ma un'insurrezione vissuta, pur nella pochezza della sua irreversibilità insegna in modo indimenticabile quale differenza corra tra una “miniatura” ideologica della dimensione sovra-individuale, e un suo momento di evidenza effettiva. Al tempo stesso, il modo in cui il ricordo dello “scontro” affiora alla commemorazione dice tutto su quella competenza melanconica dell'euforia, in cui, così immancabilmente, consiste il potere dei capi-racket. Ogni eucarestia dell'assenza passa attraverso il cerimoniale dell'evocazione: è così che il ricordo del momento in cui si è distrutto ogni potere, ogni potere dell'altro sulla propria soggettività, si trasforma nel legame che assoggetta la propria presenza gregaria al potere di chi se ne ciba. L'altro sa travestirsi, sa apparire come qualcosa di affine al meglio di te mentre ti ingiunge di rinunciare del tutto a essere te, e di contemplarlo come la garanzia incarnata del tuo futuro sposato alla “storia”.


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