Nel 1926, con un espatrio clandestino, Fabbri si sottraeva alle persecuzioni del regime fascista e riprendeva all'estero la lotta divenuta per lui impossibile in patria. Trovato inizialmente rifugio in Francia, insieme a un gruppo di compagni (T. Gobbi, U. Fedeli, F. Vezzani, C. Berneri) fondava a Parigi il quindicinale Lotta Umana (1927-29), interrotto per l'espulsione dal paese dei principali redattori. Dopo una breve sosta in Belgio, si trasferiva in Uruguay, dove riprendeva l'attività pubblicistica con la rivista Studi Sociali che dirigeva fino alla morte, avvenuta nel 1935. Tre anni prima, "esule in patria", era scomparso Malatesta, la cui perdita aveva toccato Fabbri nel profondo. Al vecchio maestro egli dedicava significativamente l'ultima opera di notevole impegno, Malatesta - L'uomo e il pensiero. Si tratta di un'accurata ricostruzione, condotta con amore e scrupolo filologico, del pensiero del grande rivoluzionario, di cui costituisce in pratica quella presentazione sistematica che Malatesta, pensatore non sistematico per eccellenza, aveva sempre rifiutato di fare nonostante le sollecitazioni. Nessuno poteva in effetti assolvere questo compito meglio di Fabbri, presentato dallo stesso Malatesta al Congresso Internazionale Anarchico di Amsterdam nel 1907 con queste parole: "Mon fils".
"Il movimento anarchico agli inizi del secolo presenta un uomo nuovo. È Luigi Fabbri, questo giovane anarchico marchigiano, di famiglia medio-borghese (il padre era il farmacista di Fabriano), che dalla sua terra, satura di umori laici e libertari, trae il nutrimento per la sua formazione. Entrato nel movimento da adolescente, passato attraverso le prigioni e il domicilio coatto, a venticinque anni (era nato nel 1877) si afferma come la mente più acuta e la voce politicamente più matura dell'anarchismo italiano. Luigi Fabbri possiede due doti che mancano ad altri anarchici, anche fra i maggiori: una solida base culturale, formata attraverso studi seri e via via aggiornata con un attento interesse per le correnti di pensiero del mondo contemporaneo, e la capacità critica di mettere arditamente in discussione quelle posizioni teoriche o pratiche dell'anarchismo chi egli ritiene errate o superate. Soprattutto la sua devozione verso Malatesta non gli impedisce di assumere fin dall'inizio del secolo una linea autonoma, originale e, in certi casi, antitetica".
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