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giovedì 25 febbraio 2021

Il sentiero dell’anarchia

Ci muoviamo in tempi strani, dove le strade della libertà non sono asfaltate. Scegliere dove camminare senza bussole non è affatto semplice ma guardandosi intorno senza voltarsi indietro la pista dell’anarchismo è in primo luogo, una precisa scelta di campo. Il movimento libertario, nella sua molteplicità di approcci e tendenze, offre disponibilità al confronto e riconosce come compagni di lotta anche chi non condivide le idee anarchiche, questo non significa affatto che sia un ombrello sotto cui porre qualsiasi interpretazione personale dell’anarchia. Si può essere individualisti o comunisti, organizzatori o antiorganizzatori, educazionisti  o insurrezionalisti, ma comunque certi presupposti sono fuori discussione perché definiscono l’anarchismo stesso. Il rifiuto coerente di ogni potere (politico, militare, religioso …) e di ogni sfruttamento (sia questo capitalista o statale), di tutte le discriminazioni (razziste, di genere …), delle diverse forme di coercizione (polizie, leggi, carceri, lager, sedie elettriche, torture, repressione, proibizionismo …) non sono un di più, bensì punti fermi di un pensiero davvero alternativo e antagonista al dominio. Nessuno/a è obbligato a condividerli, ma sia chiaro che chi non vi si riconosce si colloca fuori dall’anarchismo. Un metodo incentrato sull’auto-emancipazione, attraverso l’impegno per l’autoformazione individuale, l’azione diretta e l’autogestione collettiva. Perché la liberazione è rivoluzione quotidiana, a partire dal proprio intessere relazioni e vivere in un mondo che certo non è il migliore possibile. La libertà non ammette limitazioni da parte dei suoi nemici. Fuori da questi paletti c’è l’autoritarismo comunque mascherato o l’illusione riformista, ossia la convinzione di poter pacificamente umanizzare l’inumano. D’altra parte la libertà non è obbligatoria, così come nessuna/o è tenuto ad essere sovversivo. 


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