Translate

giovedì 31 ottobre 2019

JOËL FIEUX 

Nicaragua, 1986, località Zompopera: cinque civili cadono trucidati in un’imboscata tesa da una banda di contras. Potrebbe essere una notizia assolutamente ordinaria nella sporca guerra senza quartiere che gli Stati Uniti hanno promosso contro il governo sandinista di Managua, un massacro uguale a cento altri se non per un particolare: tre vittime sono europei impegnati in progetti di cooperazione internazionale. Questo cinico particolare fa in modo che il misfatto sia portato a conoscenza della pubblica opinione occidentale, la quale improvvisamente scopre che migliaia di europei sono corsi in aiuto della giovane rivoluzione nicaraguense. Qui non vogliamo dare un giudizio su cosa è stato il sandinismo, ma solo parlare di una storia poco nota che merita di essere conosciuta. Tra i corpi allineati su un tavolaccio dentro la sede della C.S.T. (il sindacato sandinista) di Matagalpa, c’è quello completamente sfigurato di un giovane libertario francese: Joël Fieux. Originario di Lons-le-Saunier, dal 1977 al 1980 ha frequentato gli ambienti anarchici lionesi sino a quando, venuto a conoscenza della grande campagna di alfabetizzazione in atto nel Paese centroamericano, decide di partire non come i tanti «turisti della rivoluzione » (categoria di persone che disprezzerà sempre profondamente), ma in cerca di una radicalizzazione del suo cammino rivoluzionario. Un percorso che lo porta sempre più ad identificarsi con le sorti di quel popolo: si naturalizza nicaraguense, sposa una donna di Matagalpa, lavora per il Comitato Regionale del F.S.L.N. e per Radio Insurrección. Una scelta di vita militante, a tutto campo, che lo trova spesso in aperto contrasto con alcuni dei suoi vecchi compagni di Lione che, come molti altri in Europa, si stanno domandando se per caso il Nicaragua sandinista non stia scivolando nel consueto percorso involutivo autoritario che potrebbe portare il Paese a diventare una seconda Cuba nell’orbita sovietica.
D’altronde sono gli anni del crepuscolo brezneviano, di Reagan e dell’Impero del Male, di Grenada; l’ultimo decennio di contrapposizione frontale tra i due blocchi con gli spazi di non allineamento ridotti al lumicino. Fieux rigetta ogni attendismo e gioca fino in fondo la carta rivoluzionaria, coscientemente, coerentemente, ma in modo assolutamente non fanatico: nelle sue lettere non nasconde le debolezze del Fronte Sandinista e anzi deride il culto della personalità, il caudillismo latente, ammettendo senza remore le immense difficoltà economiche nelle quali si dibatte la rivoluzione. Tuttavia invita sempre i compagni francesi a contestualizzare la situazione, una situazione disperata, propria di una nazione azzerata dalla dittatura somozista e dai grandi latifondisti, dilaniata da una guerra civile generosamente finanziata dagli americani che, attraverso la CIA, si preoccupano di stampare simpatici manualetti per familiarizzare i controrivoluzionari alle tecniche del terrore di massa. Proprio all’interno di questa realtà bisogna leggere l’attivismo incondizionato di Fieux, teso a contribuire all’autodeterminazione del popolo nicaraguense prima ancora di qualsiasi considerazione ideologica, che pure non manca nei suoi scritti come appare chiaro in questa specie di scherzoso sincretismo politico che vorrebbe vedere in suo figlio: «…un sandinosponti-libertarocommuniste-proalbanais-tendance castro-guévaristeexterminateur-debureaucrates-et-decontras…». Ed invece furono proprio i contras ad ammazzarlo in una strada fangosa mentre lavorava ad un progetto di potabilizzazione delle acque per i campesiños di Wiwili.
Questa piccola storia poco nota è narrata da un libretto che i suoi amici e compagni lionesi gli hanno voluto dedicare: "Joël Fieux, Paroles et Ecrits, Atelier de Création Libertaire, Lyon, 1987".


Nessun commento:

Posta un commento