I primi pensieri del proletario sono la coscienza dello sfruttamento di cui è vittima e la rivolta contro questo sfruttamento. Ma la rivolta pure e semplice non ha senso; essa è priva di efficacia. Dal momento in cui ci sono degli sfruttati, ci sono dei ribelli. Questi ribelli hanno ucciso e si sono fatti uccidere; essi non hanno distrutto e neppure il più delle volte ottenuto un'attenuazione dello sfruttamento. Non è sufficiente sollevarsi contro un ordine sociale fondato sulla oppressione, bisogna cambiarlo, e non lo si può cambiare senza conoscerlo.
Ciò che il proletariato dove sopprimere non è lo sfruttamento in generale, bensì la forma specifica di sfruttamento che subisce: lo sfruttamento capitalistico. Bisogna che il proletariato conosca le caratteristiche di questo modo di sfruttamento, al fine di sapere che tipo di supporto offrire all'azione degli oppressi che vogliono liberarsi. A questo scopo si rende indispensabile una visione storica dei differenti modi di sfruttamento in rapporto le forme successive di produzione.
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